lunedì 9 dicembre 2013
le magnifiche avverdure vanno in TV! (su SKY)
E' iniziata una collaborazione con la bravissima Isabella Vendrame, e in una puntata della sua trasmissione ""Le Favole di Isabella" (tutti i giorni a partire dalle ore 18.30 sui canali Sky 897, 899, 903, 911, 921, 930 e 938) ci racconterà della nostra amica zucca!!!
State pronti... intanto, lo sapete che Angelo racconta alla sua bimba proprio questa storia, quando le capita di incontrare qualcuno di un po' vanitoso come la zucca di questa fiaba? Bravo Angelo! Questo aiuta certamente la tua piccola con le sue emozioni...
State pronti... intanto, lo sapete che Angelo racconta alla sua bimba proprio questa storia, quando le capita di incontrare qualcuno di un po' vanitoso come la zucca di questa fiaba? Bravo Angelo! Questo aiuta certamente la tua piccola con le sue emozioni...
giovedì 21 novembre 2013
RACCONTO DI NATALE
Questa fiaba è scritta al presente, perché la notte di Natale continua ad accadere...
E' stata scritta per spiegare qual'è la vera storia dell'angioletto che sta sopra la capanna nel presepe, ed è stata scritta anche per sentirsi meno tristi, quando qualcuno che amiamo diventa un angelo...
PER TE LARA
- le nuove ali
Prendete
quello lì, ad esempio: si sta guardando lentamente in giro, in mezzo a tutto
quel bianco ovattato, che però non sembra proprio nebbia…
«MAH… MI TROVO
QUI… NON SO BENE…MI HANNO DETTO DI ASPETTARE,CHE MI DIRANNO COSA FARE…COSA DEVO
FARE?» pensa l’angelo tra sé, allargando le braccia.
Non ha
parlato, ma una voce gli risponde lo stesso: «devi indossare le ali nuove»
Sollevato,
l’angelo ribatte: «Ah ok bene, finalmente … dove? Queste qui sul tavolo?»
L’angelo le
ammira: sono bellissime!
Poi prova le
ali sulla pancia, sul petto, sulla bocca, in testa, starà facendo giusto? Alla
fine capisce come indossarle correttamente, ed orgoglioso inizia a canticchiare
tra sé e sé, provando un po’ come funzionano:
Queste ali strepitose…
Sanno fare molte cose !
Prima avanti e poi indietro,
(Questa piacerà a san Pietro!)
Prima su e dopo giù,
(Questa piacerà a Gesù!)
Prima a destra poi a sinistra,
Ops… che vado fuori pista!
L’angelo ora
si ferma, soddisfatto della danza improvvisata, e si guarda di nuovo in giro:
«E ADESSO,
COSA DEVO FARE?» chiede nuovamente.
La stessa voce
prontamente risponde: «Visto che sai
cantare, vai dai cori angelici!»
L’angelo,
svolazzando con le sue alucce in modo piuttosto impacciato, arriva in un posto
molto ampio, molto luminoso: e si accorge subito c’è una cosa, così intensa …
«E’ PACE» dice
il suo vicino, sorridendo. L’angelo
ricambia spontaneamente il sorriso, e si sente improvvisamente luminoso:
infatti, tutti di botto si zittiscono e lo guardano, tutti (saranno centinaia,
migliaia) sorridendo.
« Sei il benvenuto,
ti aspettavamo» lo guarda tranquillo l’altro vicino.
Il canto
finisce, l’angelo è contento di aver partecipato ai cori angelici:
«E ADESSO COSA
DEVO FARE?» chiede di nuovo.
La voce, ormai
familiare, suggerisce pronta: «devi
andare sulla stella cometa!»
Il nostro
angioletto di nuovo fa la faccia spaesata… meno male che ce n’è uno, invece,
che sembra sapere tutto, e dirige le operazioni:
« Allora è
chiaro per tutti? Si sale sulla scia della stella e si arriva fin sopra la
capanna, si inizia a cantare appena arrivati là …» le indicazioni sono molto
sintetiche, tanto tutti sembrano sapere.
Anche il
nostro angioletto, in effetti, si rende conto di sapere: ad esempio, come
agguantare uno dei fili brillanti della coda della stella, proprio ora che sta
passando! Salirci sopra invece è un po’ più complicato:
«queste ali…
non riesco ancora ad usarle bene…» brontola sottovoce.
«Non preoccuparti, ora goditi il
panorama! » gli strizza l’occhio il suo vicino,
mostrando con un gesto il cielo intorno, da togliere il fiato!
Mille stelle scorrono di fianco a loro,
brillano felici e salutano, sembrano affidare loro un messaggio…
«Tutte
vogliono essere lì stanotte, più splendenti che mai, e noi stiamo su quella più
splendente di tutte! » Spiega, con malcelato orgoglio, lo stesso di prima.
«Lì dove?»
chiede il nostro angioletto, impegnato a bilanciarsi con le sue ali, per non
cadere dal suo filo di brillanti… ah ecco, si tratta di quella capanna!
- la capanna e il piccolo bambino
« Ma… ci siamo
fermati? E adesso? COSA DEVO FARE?»
La ormai nota,
amorevole voce, gli parla: « Ora sei arrivato, devi cantare per il piccolo
bambino!»
«E dov’è questo piccolo bambino? »
chiede il nostro angelo, sporgendosi curioso dalla stella: si sporge un po’ di più, un
po’ di più….
BAM !!!
Un rumore
secco, e la voce sembra preoccupata: « Cosa è successo?» chiede.
Il nostro
angioletto si vergogna, risponde confuso: «sono cascato sulla capanna e… ho
fatto un buco nel tetto…»poi abbassa lo sguardo e, proprio attraverso
quel buco, vede un piccolo bambino… ma non lo ha spaventato, anzi! Sente gli
occhi del piccolo su di sé, e poi… «IL
PICCOLO BAMBINO STA SORRIDENDO! L’HO FATTO RIDERE, NON L’HO SPAVENTATO! MENO
MALE…»
Il nostro angelo si sente illuminato da quel sorriso e canta, canta con
tutta la voce che ha, canta la bellezza di quella notte e di quell’incontro…
tutti lo stanno ad ascoltare, e la voce dolce che lo ha accompagnato finora,
gli sussurra nell’orecchio:
Quest’anno
tocca a te, angelo bellissimo,
il posto speciale più vicino a Gesù!
domenica 20 ottobre 2013
la sfida di crescere: la storia di Sbinz
Sapete come è nata questa fiaba?
Conoscevo un bambino che faceva proprio fatica a fare i compiti e non si capiva perchè, fino a quando mi è venuto in mente che poteva essere per questo motivo... che aveva paura di non farcela!
Sapete poi, questo bambino di sette anni, quando ha avuto quindici anni è venuto a dirmi: "questa fiaba mi ha cambiato la vita" e con la semplice potenza dell'entusiasmo di quindicenne, a riprova di quanto diceva, mi ha fatto vedere che conservava ancora il foglietto su cui gli avevo stampato la fiaba, otto anni prima!
ecco l'illustrazione di Leila Mariani:
Conoscevo un bambino che faceva proprio fatica a fare i compiti e non si capiva perchè, fino a quando mi è venuto in mente che poteva essere per questo motivo... che aveva paura di non farcela!
Sapete poi, questo bambino di sette anni, quando ha avuto quindici anni è venuto a dirmi: "questa fiaba mi ha cambiato la vita" e con la semplice potenza dell'entusiasmo di quindicenne, a riprova di quanto diceva, mi ha fatto vedere che conservava ancora il foglietto su cui gli avevo stampato la fiaba, otto anni prima!
ecco l'illustrazione di Leila Mariani:
Attenzione: la fiaba di Sbinz verrà raccontata il prossimo 20 dicembre 2015 a Spazio per me! A Mariano Comense, in via Montebello 64. Puoi prenotare la vostra presenza scrivendomi a elena.rovagnati@teletu.it
Vi aspetto!
Vi aspetto!
domenica 29 settembre 2013
sabato 6 luglio 2013
piccoli dispiaceri passano... col papà!
Questa storia è nata per un bambino che se la prendeva per le cose che non andavano come voleva lui (come tutti noi del resto!): ma questi dispiaceri piccoli e grandi, come accade che poi passano?
GELSOMINO E
IL PALLONCINO ROSSO
Gelsomino
era un bimbo piccolo piccolo, anche quando i grandi avevano cominciato a dirgli
«Ma come sei diventato grande!», lui
continuava a sentirsi piccolo, e non gli tornavano i conti.
A Gelsomino piaceva andare ai giardini dopo il
sonnellino, adesso che stava iniziando l’estate: ci andava con il nonno, con la
mamma, con la zia, e il mercoledì pomeriggio ci andava col papà, che aveva in
quel giorno un po' di riposo.
Nei giardini c'era sempre qualcosa da guardare
di interessante: i bambini più grandi in bicicletta, le anatre che nuotavano
sul laghetto, i cagnolini che fermavano i loro padroni ad ogni albero, e poi la
giostra colorata.
Un giorno ai giardini c'era un signore con un
grappolone di uvona colorata che stava in alto, all'incontrario. «Guarda
l'omino dei palloncini!» disse il nonno. Allora...
i palloncini sono quelle cose uve colorate in alto che dondolano... pensava
Gelsomino, a cui piaceva spiegarsi il perché ed il percome delle cose.
«Che palloncino diamo, a quest'ometto? »
chiese il signore dei palloncini, e Gelsomino pensò che davvero c'era qualcosa
che non quadrava, se quello lì così grosso e con la voce grossa era un omino ( lo aveva detto il nonno!), mentre
lui era un ometto. In ogni caso, a
Gelsomino piaceva il palloncino rosso. E così il nonno glielo comprò.
Che
bello, il palloncino! Guarda come va verso il cielo! E guarda, si vede quasi la
nuvoletta attraverso! E come si illumina quando passa davanti al sole! E il
sole, riesco a guardare il sole senza che mi brucino gli occhi, col palloncino
di mezzo...
Gelsomino era molto felice, agitava il filo
del palloncino ma non troppo, lo voleva vicino... l'unico inconveniente è che
non riusciva molto a guardare sempre il
palloncino e contemporaneamente a camminare senza inciampare, anche se
andava lento e si concentrava: un occhio qua, un occhio là...
Sta di fatto che ad un certo punto, una radice
sbuca dai sassolini e non c'è niente da fare: Gelsomino casca giù come una peracotta.
Per non farsi troppo male, Gelsomino riesce a mettere le manine avanti, così
cade ma non si pesta la faccia. Però...
Però così
facendo deve aprire le mani... Oh nooo!
Il palloncino rosso è scappato via!!!
Il nonno è
preoccupato che Gelsomino non si sia fatto male, ma lui strilla disperato per
il palloncino: E' andato via! E' andato
via!!!
Forse è ancora dietro quell'albero! Oh se il
nonno lo rincorresse, facesse un salto come superman...!
Il nonno
continua a chiedergli se si è fatto male: finiscila
di chiedermelo! Pensa Gelsomino tra i singhiozzi, se tu fossi più agile, riusciresti a prendermi il mio palloncino...
dov'è ora?
Il
palloncino si allontana verso il sole nel mezzo del cielo azzurro, la gente si
ferma a guardare, alza la testa per seguirlo nel suo viaggio.
Cattivi! Perché guardate imbambolati il mio
palloncino?! Fate qualcosa!!!
Ma la gente
non fa nulla. Anzi, una signora gli viene a dire «povero caro, hai perso il
palloncino?» Sì, tardona! Vorrebbe dirle Gelsomino, ma siccome nel pianto non riesce a parlare le sputa in
un occhio, e lei se ne va via scandalizzata.
«Ah ma è
per il palloncino?» dice il nonno; certo
che la mamma ha ragione, quando dice che il nonno è tanto buonino ma anche un
po' rintronato!
«Ma se è
per questo te ne compro un altro! »
Non ne
voglio un altro, voglio QUELLOOO!
Si dispera
Gelsomino, riattaccando a strillare con la nota più acuta che riesce a fare.
Arriva la
zia, che capisce al volo la situazione: « Sì cocco vieni qua, vieni dalla zia,
su, dai, che con le coccole poi il pianto ti passa...» La zia evidentemente è
molto tenera, ma Gelsomino non cessa di strillare: Che me ne faccio delle tue coccole, zitellona! Voglio il palloncino,
non voglio smettere di piangere!!
La zia,
delusa, ma mascherando bene lo smacco, si difende davanti ad una sua amica: « Sai
è un po' di giorni che è nervoso, probabilmente anche in casa (abbassa la voce)
c'è qualche tensione... »
Ecco va bene, già che ci sono piango anche per
quello: Uèèèèè!!! Insiste Gelsomino.
L'amica si
premura di dire qualcosa: «Ma Gelsomino caro, i palloncini non sono così
importanti da piangerci su così tanto! E poi... tutti i palloncini fanno questa
fine: o scoppiano, o volano via! »
NON L'AVESSE MAI DETTO!! Gelsomino fa un urlo,
ma un urlo così disperatamente urlato, che lo sente persino la mamma da casa,
la quale si precipita ai gardini (vicini ma neanche tanto!) e un po'
preoccupata, un po' arrabbiata, un po' che le dà fastidio la gente che sta lì a
guardare, gli dà due scappellotti: «Finiscila di piangere per niente! Smettila
o ti do una ragione per farlo! E adesso a casa! »
Gelsomino
tace quando la mamma fa così, perché la mamma è una che mantiene le promesse, però
non è giusto, mugugna tra sé Gelsomino,
io volevo il palloncino rosso, quello che mi è scappato via, il mio palloncino,
l'unico che voglio!
Quando lo vuole lei io non glielo dò, ecco!!
Il papà a
casa vede che c'è qualcosa che non va: Gelsomino ha lo sguardo imbronciato...
«Cosa c'è? »
chiede il papà. Ma Gelsomino non ha voglia di parlare, tanto è inutile...
Il papà
però non molla: «cosa c'è, Gelsomino? » lo prende per le mani e lo guarda negli
occhi.
A Gelsomino
viene tanta, tanta voglia di piangere, di dire al papà il mio palloncino è volato via e nessuno me lo ha reso... ma non
riesce a dire niente, ha un groppo in gola, e poi non vuole piangere ancora,
anche se ne avrebbe tanta voglia, e allora gira lo sguardo da un lato.
Però spera,
spera (e anche noi siamo qui tutti a sperare!) che il papà dica qualcosa,
faccia qualcosa che risolva la situazione.
«Bella
roba! » dice il papà.
Come?
Dice "Bella roba" ?
E basta???
Diciamocelo, siamo un po' delusi...
Ma il papà,
che della nostra delusione non sa che farsene, si siede di fianco a Gelsomino,
e intanto che la mamma è di là in cucina a preparare la cena, prende in mano la
chitarra.
Sblem,
sblem... inizia a cantare le canzoni che, a loro due, piace cantare insieme.
Gelsomino
guarda la mano del papà, quella che cambia gli accordi... papà posso suonare io col plettro? E così suonano insieme per un
po'.
E il cuore
di Gelsomino diventa più leggero, come un palloncino rosso che sale nel
cielo... ora che ci pensa, non gli viene più tanto da piangere, e si chiede
come mai.
«A
tavolaaa! » chiama la mamma.
Mentre
vanno in cucina il papà gli arruffa i capelli e Gelsomino sorride.
«ah ti è
passata eh? » dice la mamma. «Oggi non
la finiva più di piangere per il palloncino! ».
«E dov'è
ora il palloncino? » chiede il papà.
A Gelsomino
viene una stretta al cuore, e con un gesto della mano indica: su...
Il papà lo
abbraccia.
Si siedono
a tavola: buono! C'è il puré!!
Gelsomino
pensa chissà se domani ai giardini c'è
ancora l'omone dei palloncini...
«Buon
appetito! ». ©
giovedì 27 giugno 2013
SULL'AIUTO E SUL CHIEDERLO O MENO... storia di scoiattoli
In questa fiaba (di prossima pubblicazione) non si parla della relazione tra genitore e figlio, ho invece un po' "esplorato" quella fraterna... quindi per chi desidera mettere in luce la risorsa dell'essere ed avere fratelli, questo è un buono spunto!
lunedì 24 giugno 2013
FACCIO DA SOLO O CHIEDO AIUTO?
Questa fiaba è la prosecuzione delle avventure di Noncelafaccio e Cheschifezza (che è stata pubblicata nel libro Sentimenti a Scuola, la Marna Edizioni link): perchè le avventure non finiscono mai, giusto?
La nuova avventura di Coraggioso e Fiduciosa
Il capo del
villaggio aveva riconosciuto Coraggioso e Fiduciosa come veramente valorosi e
allora diede loro un nuovo compito: dovevano cercare di calmare le acque del
fiume del villaggio, perché erano così turbolente che minacciavano la stabilità
del ponte.
Erano infatti
già cadute alcune assi, per cui gli abitanti del villaggio dovevano camminare
cautamente, aggrappandosi ad una corda per attraversarlo.
Coraggioso
e Fiduciosa erano andati sulla riva del fiume, si erano messi la tuta da sub e
avevano chiesto alla bussola di portarli nel punto dove nasceva tutta quella
agitazione.
Avevano
chiuso gli occhi ed erano arrivati in fondo al fiume, dove videro un
pesce-gatto grossissimo, imprigionato in alcune alghe intrecciate molto
strette.
Il pesce
gatto si agitava arrabbiatissimo, e lanciava dei fulmini con gli occhi.
Coraggioso
e Fiduciosa si spaventarono un poco, non avevano con sé nulla per affrontare la
situazione, per cui chiesero alla bussola di tornare indietro.
Arrivati a
casa, dissero al papà e alla mamma: «Abbiamo capito cosa c'è che fa agitare
tutte le acque nel fiume sotto il ponte: c'è un grossissimo pesce-gatto che si
agita in continuazione dentro a delle alghe intrecciate».
I genitori
risposero: «Se è così, dev'essere il pesce-gatto gigante che abita da
tantissimi anni il fiume. Non è un pesce cattivo, ma può essere arrabbiato
perché sta cercando di liberarsi dalle alghe che lo hanno imprigionato. Per
liberarlo, avreste bisogno di.... ».
Ma il
fratello più piccolo dei due, che era soprannominato Facciodasolo, avendo
ascoltato queste cose, non rimase più ad ascoltare e decise di andare lui a
liberare il pescegatto gigante: "Facciodasolo, io, non ho bisogno di
niente e di nessuno".
Si mise la
tuta da sub e si tuffò nel fiume: arrivò ben presto nel punto dove c'era il
pescegatto perché sapeva nuotare benissimo, ma poi il pescegatto, quando lo
vide, si agitò ancora di più, arrabbiatissimo, e creò un vortice d'acqua che
buttò Facciodasolo quasi in riva al fiume.
Facciodasolo
provò un'altra volta, ma l'effetto fu uguale.
La terza
volta il pescegatto gli diede un colpo di coda che lo lanciò direttamente a
riva, privo di sensi. «Facciodasolo! » gridarono i due fratelli, che stavano
arrivando lì.
«Cosa ti è
saltato in mente di fare questa cosa da solo! Il pesce gatto non è cattivo, ma
è arrabbiato perché non riesce a liberarsi, ed ha paura! non si può avvicinarlo
così, il papà e la mamma ci hanno dato una cosa per calmarlo, così che poi
possiamo liberarlo: è una conchiglia magica che produce un suono calmante, se
si soffia dentro».
Facciodasolo
prese questa conchiglia e si tuffò di corsa, ma soffiando dentro una delle sue
estremità, non calmò per nulla il pescegatto, che lo rimandò con una codata in
superficie.
I due fratelli lo stavano guardando severi. «Sappiamo
che non ci sei riuscito. Quando ti deciderai a chiedere aiuto? La conchiglia
magica ha tre beccucci da cui soffiare, per far uscire il suono che calmerà il
pescegatto! Non puoi proprio fare questa cosa da solo! ».
Facciodasolo
abbassò gli occhi, e chiese scusa.
«Facciamo
che salviamo insieme il pescegatto? » propose.
Coraggioso
e Fiduciosa sorrisero, e così tutti e tre si tuffarono insieme e soffiarono
insieme nella conchiglia magica: finalmente il pescegatto si tranquillizzò e
poterono liberarlo dalle alghe.
Ritornati
in superficie, c'era tutto il villaggio ad aspettarli perché gli abitanti avevano
visto che le acque erano tornate tranquille, e li accolsero con un applauso.
Da allora,
Facciodasolo venne soprannominato Chiedoaiuto. ©
ILLUSTRAZIONE DI LEILA MARIANI
ILLUSTRAZIONE DI LEILA MARIANI
lunedì 17 giugno 2013
Verso il regno di Primavera
Questa storia (di prossima pubblicazione) è stata inventata per una ragazza che cercava, cercava e non trovava... ma a volte, fermarsi porta più in là di una azione senza sosta!
mercoledì 12 giugno 2013
regali
Una volta con un gruppo di genitori del nido di Galbiate è nata una fiaba intitolata "la pietra magica" (di prossima pubblicazione) : era importante trovare assieme a loro un modo per dire ai loro figli che l'amore dei genitori non cambia, anche se nasce un fratellino!
Spesso vengono da me dei genitori che mi raccontano queste cose: stanno aspettando il secondo figlio, oppure è nato da poco, ed il primo entra in una fase "difficile"... cosa succede? Magari questo bimbo riprende vecchie abitudini, oppure fa dei capricci spropositati, se non addirittura dei veri e propri attacchi aggressivi verso il nuovo arrivato. I genitori sono molto dispiaciuti, non sanno cosa fare: ma la domanda a cui arriviamo immancabilmente, dopo qualche riflessione, è "come rassicurare questo bimbo che l'amore dei genitori è ancora tutto a sua disposizione"?
Capiamo allora assieme come trovare dei momenti di esclusività, (magari quando il fratellino più piccolo dorme o è assieme all'altro genitore, o coi nonni, ad esempio), per creare riti che rassicurino e fare cose che lo facciano sentire visto, ascoltato, amato.
La fiaba inventata è una di queste "cose"!
Elena
Spesso vengono da me dei genitori che mi raccontano queste cose: stanno aspettando il secondo figlio, oppure è nato da poco, ed il primo entra in una fase "difficile"... cosa succede? Magari questo bimbo riprende vecchie abitudini, oppure fa dei capricci spropositati, se non addirittura dei veri e propri attacchi aggressivi verso il nuovo arrivato. I genitori sono molto dispiaciuti, non sanno cosa fare: ma la domanda a cui arriviamo immancabilmente, dopo qualche riflessione, è "come rassicurare questo bimbo che l'amore dei genitori è ancora tutto a sua disposizione"?
Capiamo allora assieme come trovare dei momenti di esclusività, (magari quando il fratellino più piccolo dorme o è assieme all'altro genitore, o coi nonni, ad esempio), per creare riti che rassicurino e fare cose che lo facciano sentire visto, ascoltato, amato.
La fiaba inventata è una di queste "cose"!
Elena
martedì 11 giugno 2013
sabato 8 giugno 2013
E SE A SCUOLA NON RIESCO A FERMARMI? la leggenda della lumaca col guscio
Questa fiaba (di prossima pubblicazione) è stata inventata anni fa per alcuni bambini della Scuola Internazionale di Como: no, non avevano nessuna ADHD, ma lo stesso problema di lumachino...
giovedì 6 giugno 2013
QUANDO IL PAPA' E' LONTANO... c'è Mago Brà!
Mi è capitato di incontrare bambini con papà lontani. Bambini con un chiodo fisso: rivedere il papà! Questa storia (di prossima pubblicazione) è stata letta sia al bambino, sia al papà... E anche questa, rappresentata con grande divertimento ai bambini nella biblioteca milanese di Cassina Anna!
mercoledì 5 giugno 2013
ti tengo a distanza!
Una volta ho raccontato una piccola Fiaba col Guscio nella bella biblioteca milanese di Cassina Anna: avevo conosciuto una bambina che non si lasciava avvicinare ... così è nata "la bambina di zucchero" (di prossima pubblicazione), perché a questa bambina serviva capire che certamente aveva le sue ragioni, per temere la vicinanza degli altri: si sentiva infatti così fragile, e vulnerabile!
Ma era altrettanto vero, e la bambina lo capiva, che tener lontano tutti la faceva sentire così sola...
Che fare? Intanto, far avvicinare pian piano mamma e papà: loro erano gli unici che non si spaventavano, che non si scoraggiavano, che stavano lì comunque... è stato un percorso di crescente fiducia, e alla fine l'abbraccio dei genitori l'ha fatta sentire più forte anche per avvicinare un po' di più gli altri. Per ricordarsi questa conquista, ogni tanto la bambina si rilegge questa fiaba!
Elena
domenica 2 giugno 2013
QUANDO UN BAMBINO E' IN OSPEDALE... UNA FIABA PER SENTIRE
Abbiamo portato questa fiaba all'interno di un progetto con la pediatria del Fatebenefratelli di Erba e "Nati per leggere":
perchè volevamo provare ad andare oltre il pur lodevole aiuto della "terapia della distrazione", come la chiamava il nostro dott. Giancarlo...
IL BAMBINO DAL CUORE DI PEZZA
C'era una volta un bambino che si era fatto molto male mentre giocava.
Era così piccino, i genitori lo portarono in un ospedale lì vicino.
I
medici lo visitarono, lo medicarono, lo misero in un lettino tutto bianco
bianco, e dopo dissero ai genitori che sarebbe guarito in fretta e che per quel
giorno potevano tornare a casa, che al bambino avrebbero pensato in tutto e per
tutto i medici, gli infermieri, le infermiere, le cuoche, gli inservienti, gli
operai della manutenzione e persino il portiere.
Ma nonostante tutta quella folla,
il bambino si sentiva solo senza il suo papà lì vicino.
Vedeva passare gli infermieri e i
medici con i loro strumenti, quasi tutti taglienti, che fasciavano e
sfasciavano le ferite, facevano anche piangere gli altri bambini e le altre
bambine ricoverate, e per di più, quando facevano queste cose, mandavano nel
corridoio i genitori e le nonne che erano venute a trovare i bambini, chiudendo addirittura la porta.
Così il bambino, che era rimasto
solo perché i dottori avevano mandato a casa il suo papà e la sua mamma, temeva
che anche a lui avrebbero fatto del male.
Aveva paura, ma la cosa che gli
faceva molto più male non era la ferita,
ma un dubbio che gli era venuto: e se i medici non fanno più ritornare i miei
genitori?? Questa cosa sì che gli faceva paura! E gli faceva anche venir da
piangere: e se non posso più vedere il mio papà??? Non poteva sopportare questo
dolore che gli stringeva il cuore!
Decise allora di scappare su una
nuvoletta, dove incontrò il Mago CerOtto che gli disse: "esprimi un desiderio e io
te lo esaudirò".
Il bambino chiese al mago di togliergli quel cuore che lo
faceva tanto soffrire.
E il mago: "Che cosa vuoi che ti metta al suo
posto? Una pompetta di gomma? Uno stantuffo della Panda? Un orologio a cucù?
Oppure un bel cuoricino di plastica che non sente niente ma
nientemaniente?"
Il bambino ci pensò su. Forse un cuore come un
puntaspilli gli sarebbe andato a pennello. E disse:" Voglio un cuore di
pezza".
Adesso, con il suo cuoricino di pezza multicolore, il bambino non correva
più il rischio di soffrire, non poteva più morire di dolore al pensiero che non
avrebbe più rivisto il suo papà.
Ma il papà tornò a trovarlo il giorno dopo, all'orario delle visite, e i
dottori dissero: "Lo sa che suo figlio è un vero ometto? Non piange mai,
non si lamenta mai".
Per forza, pensò il bambino, io ho il cuore di pezza!
meglio un cuore di pezza che un cuore in pezzi.
Però... c'era un però.
Però la visita del papà non gli faceva più né caldo né freddo. E dopo un
poco incominciò a preoccuparsi.
Infatti si chiedeva:" Ma come mai, quando vedo il mio papà non sento più la felicità che
provavo tutte le altre volte? Ma come mai non mi viene più la voglia di
gettargli le braccia al collo e invece guardo se mi ha portato i Wafers?"
Tornò allora sulla nuvoletta. Il
mago CerOtto era sempre lì, pronto ad esaudire tutti i desideri dei bambini dell'ospedale che si recassero da
lui.
Gli chiese: "Come va il trapianto del cuore?"
"Benissimo!" esclamò il bambino. "Mai stato meglio di
così. Nessun dolore. Nessuna emozione. Però c'è un inconveniente."
"Ci sono problemi di rigetto?" chiese il mago.
"Proprio di rigetto, non direi. Piuttosto problemi di..." ma
non sapeva cosa dire per spiegare il problema. "il fatto è che quando
viene a trovarmi il mio papà, non sento più la gioia che ho sempre provato
prima."
"Insomma" disse il mago "se non sei contento del mio cuore
di pezza dillo subito!"
"Allora lo dico subito: non sono contento di un cuore puntaspilli
che non sente più niente. Adesso non ho più paura che il mio papà non torni
più, ho capito che posso rivederlo ogni volta che c'è l'orario delle visite!
Senti, rivorrei il mio cuore di prima".
"Mi dispiace disse il mago CerOtto "io metto solo cuori di pezza, di
plastica, di gomma, gli stantuffi della Panda, ma niente cuori di carne. Se
rivuoi il tuo cuore, lo devi chiedere al tuo papà".
Il bambino, molto arrabbiato,
scese dalla nuvoletta nel suo lettino di ospedale.
Quando tornò a trovarlo il
papà, non sapeva come incominciare il discorso.
Guardò il papà. Stava per chiedergli i baci Perugina.
Ma poi si limitò a guardarlo.
Il papà lo guardò anche lui.
Si guardarono
a lungo negli occhi.
Il papà capì tutto.
Gli mise una mano sul petto, e il
piccolo cuore di pezza... che miracolo! Si mise a battere come se fosse tornato
quello di prima.
Chiamarono i dottori, venne il cardiologo, e controllarono con lo
stetoscopio per ventisette minuti
esatti.
Alla fine si consultarono ed emisero la diagnosi: "Suo
figlio - dissero al papà - a parte un po' di tachicardia dovuta all'emozione,
ha un cuore di carne sanissimo, adatto a provare il dolore ma anche la
gioia". ©
(fiaba pubblicata su VITA del
10.06.95 - di V.Volpi, L.Izzi, E. Rovagnati)
giovedì 30 maggio 2013
INCANTESIMI DEL CUORE... la storia di Stregamogia e la fata Cuoricina
Questa Fiaba col Guscio parla delle incertezze che si hanno qualche volta, nell'avere fiducia in chi siamo: ma nonostante il tema apparentemente difficile, è stata capita da tutti i bambini delle scuole materne che sono venuti ad ascoltarla nel bellissimo salone (con parquet!) della Biblioteca di Figino...
lunedì 27 maggio 2013
QUANDO SI FA FATICA A DIRE COME SI STA... la storia di Topino Bigio
Questa Fiaba col Guscio è stata inventata per i bambini della primaria di Barlassina, una volta che volevano farcela "troppo" da soli...!
Se la vuoi conoscere anche tu, Topino Bigio verrà raccontata il prossimo 22 novembre a Spazio per me! A Mariano Comense, via Montebello 64. Prenota la vostra presenza scrivendomi elena.rovagnati@teletu.it
Se la vuoi conoscere anche tu, Topino Bigio verrà raccontata il prossimo 22 novembre a Spazio per me! A Mariano Comense, via Montebello 64. Prenota la vostra presenza scrivendomi elena.rovagnati@teletu.it
venerdì 24 maggio 2013
ancora sulla scuola: la storia di Giga e le macchioline verdoline
Questa Fiaba col Guscio (di prossima pubblicazione) è stata inventata per Federica (nel '96, chissà ora quanti anni avrà...) e poi rappresentata alla biblioteca di Cassina Anna.
La cosa che ha sorpreso di più i bambini, è che quando ho tolto la felpa, io avevo davvero un sacco di bollini verdi incollati sulla mia maglietta!!!
giovedì 23 maggio 2013
Agnese va a scuola
La seconda Fiaba col Guscio che si trova nel testo "Le emozioni del diritto" (Bonaccorso Editore) parla di scuola: come se la caverà, la nostra protagonista?
Agnese va a scuola
C'era una volta una bambina che
aveva iniziato ad andare a scuola, e vedeva tutti i suoi compagni di classe
molto simpatici, si divertiva un sacco all'intervallo con loro.
Durante l'ora
di lezione invece era più difficile, perché tutti guardavano la maestra.
C'era una bambina molto brava in
classe, e non solo la maestra non poteva fare a meno di dirglielo, glielo
dicevano tutti: le altre maestre, il direttore, persino il prete che veniva
nell'ora di religione… Era una bambina "con una marcia in più".
La nostra protagonista, che si
chiamava Agnese, com'è come non è, iniziò ad imitarla; e poi, quando riusciva a
far delle cose uguali alla bambina brava, sorrideva tra il noncurante e lo
stupito come dire "toh, anche a me capita di fare queste cose".
La maestra era contenta del
comportamento di Agnese; diceva alle colleghe: "Magari anche gli altri
iniziassero ad imitare la più brava della classe, starei in paradiso!".
A casa di Agnese si accorsero però
che qualcosa non andava: non era più bella spontanea, si innervosiva
spontaneamente, quello sì! Ma poi dissimulava velocemente.
"Oh che brava, a scuola ti
insegnano le buone maniere: stai proprio diventando una donnina!" disse la
nonna.
La mamma invece non disse nulla,
tranne un "Mah!".
Agnese ebbe paura di questo
"mah", cosa voleva dire? Cosa avrebbe dovuto fare? Sentiva una
minaccia incombente e temeva una sgridata della mamma, ma per cosa? Se stava
sforzandosi tantissimo di assomigliare alla più brava della classe!
Arrivò a scuola tutta scombussolata,
e quel giorno sbagliò il compito di matematica.
La maestra vide Agnese pallida e
tesa, le chiese se si sentiva bene. Agnese sorrise educatamente.
Al mezzogiorno la venne a prendere
la nonna, e la maestra le riferì della mattinata strana. "Forse ha un
virus". La nonna quel pomeriggio
portò subito Agnese dal dottore il quale, non trovando nulla, le prescrisse
delle semplici vitamine.
Agnese era sempre più scontenta, ma
pensava ancora che la soluzione fosse diventare come la più brava della classe.
Un sabato la mamma passò davanti al
cortile della scuola durante l'intervallo, e vide Agnese che giocava coi
compagni: stava per chiamarla quando vide sul suo volto, dopo un bel salto in
lungo, quel sorrisetto tra il noncurante e lo stupito, così diverso da un
sorriso aperto e sereno.
A casa la madre chiese ad Agnese:
"Che c'è, bimba mia?". Agnese disse "nulla" e scappò nella
sua stanza. La mamma disse: "Forse sei in apprensione per la festa del tuo
compleanno? Devi preparare gli inviti…". Il papà, che aveva sentito,
disse: "Ah, inviti anche la più brava della classe?".
Agnese si sentì inchiodata al muro,
perché non sapeva cosa rispondere, avrebbe voluto dire NO.
Allora la mamma, che aveva visto
abbastanza, la prese per le mani e guardandola negli occhi disse: "Agnese,
perché vuoi essere come un'altra bambina? Io voglio bene a te, e non potrei
volere questo bene a nessun'altra! Mi dici a chi voglio bene, se tu non sei più
tu?".
Agnese si mise a piangere: "Io
non lo so, ho paura che non vado bene, lei invece è così brava... voglio essere
come lei, e poi ci riesco anche, ogni tanto!".
"Agnese, sii te stessa! Non
voglio assolutamente che assomigli a nessun'altra, se non… alla tua
mamma!" e la mamma le diede un bacione sul naso, che avevano entrambe
all'insù.
martedì 21 maggio 2013
Il figlio del re
Le Fiabe col Guscio sono comparse anche nel libro della Bonaccorso editore, L'EMOZIONE DEL DIRITTO:
http://www.bonaccorsoeditore.it/strumenti-2007.html
IL FIGLIO
DEL RE è la mia preferita, l'ho inventata per un bambino con gli occhiali, che veniva al centro estivo di Bruzzano, tanti anni fa....
illustrazione di Leila Mariani
sabato 18 maggio 2013
tanti aiuti per esser sicuri: la bambina al mercato
La bambina al mercato
Questa è una delle più "antiche" Fiabe col Guscio, nata nel lontano 1995 (circa).
Dovete sapere - non l'ho mai detto prima - che l'avevo inventata con mia nipote Lara, che allora aveva poco più di sei anni... oggi che l'Associazione in sua memoria partecipa alla Notte Verde di Forlì, presentando il nuovo concorso fotografico di UNICALARA e le foto delle edizioni precedenti, mi sembra una buona occasione per raccontarla... (CIAO LARA!)
martedì 14 maggio 2013
quanto c'è bisogno di stare vicino alla mamma?
E per la festa della mamma... LE MAMMOLE!
Ieri la Compagnia dell'Angelo ha rappresentato questa fiaba all'Istituto Scientifico La Nostra Famiglia di Bosisio Parini: grazie a Chiara, Stella, e a tutti i bambini ricoverati che hanno giocadanzato assieme a noi!!!!
ILLUSTRAZIONE DI LEILA MARIANI
giovedì 2 maggio 2013
la parola più importante: la storia di Parolandia
Nel libro SENTIMENTI A SCUOLA (La Marna Edizioni) la prima fiaba è quella che è stata più rappresentata in scuole e biblioteche (vi dice niente Cassina Anna, a Bruzzano? Bellissima!)
Qui vi riporto l'Inno Nazionale di Parolandia... e se poi volete leggerla tutta, chiedetemi il libro che ve lo invio per posta! elena.rovagnati@teletu.it
Qui vi riporto l'Inno Nazionale di Parolandia... e se poi volete leggerla tutta, chiedetemi il libro che ve lo invio per posta! elena.rovagnati@teletu.it
Inno nazionale di Parolandia
A- come aereoplano,
B- come battimano,
C- come colibrì, D- come
delfino, E- come elefante
F- come la farfalla,
G- quando stai a galla,
Acca - quante cose H-o,
I-ndovina un po', L- di leccalecca
M- come mamma mia,
N- come nostalgia.
O-ra che c'è il papà, Q-uanta
gioia dà, R- come regalo
S- come serenata,
T- la telefonata,
U- quanta U-va c'è, V-ieni qui
con me, Z-itto che si mangia!
martedì 30 aprile 2013
quando si è tristi... la storia del pesce Mangiapensierifelici
dal libro SENTIMENTI A SCUOLA (ed. La Marna)
La seconda fiaba del libro è stata costruita per bambini di terza elementare, è la storia del
pesce Mangiapensierifelici
che parla di un bambino diventato improvvisamente muto e ombroso, e di suo papà che ha attraversato i sette mari per riuscire a liberarlo dall'incantesimo ...
I bambini si sentono attraversati dai sentimenti più diversi, talvolta non capiscono da dove questi vengano e quindi neppure come si faccia per liberarsi, soprattutto da quelli un po' fastidiosi! Ne diventano un po' prigionieri. A volte però basta un genitore che non si arrende, che ostinatamente stia lì, a dimostrare anche solo con la sua semplice presenza che il suo amore è più forte del pesce Mangiapensierifelici.
I bambini si sentono attraversati dai sentimenti più diversi, talvolta non capiscono da dove questi vengano e quindi neppure come si faccia per liberarsi, soprattutto da quelli un po' fastidiosi! Ne diventano un po' prigionieri. A volte però basta un genitore che non si arrende, che ostinatamente stia lì, a dimostrare anche solo con la sua semplice presenza che il suo amore è più forte del pesce Mangiapensierifelici.
lunedì 29 aprile 2013
storia dei fratelli Noncelafaccio e Cheschifezza
Su "Sentimenti a Scuola " (Marna Editore, 2007) sono comparse tre fiabe, una è questa:
-
fiaba dei fratelli Noncelafaccio
e Cheschifezza-
se volete leggerla chiedetemi il libro che ve lo invio per posta! elena.rovagnati@teletu.it
se volete leggerla chiedetemi il libro che ve lo invio per posta! elena.rovagnati@teletu.it
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