La maestra era contenta del
comportamento di Agnese; diceva alle colleghe: "Magari anche gli altri
iniziassero ad imitare la più brava della classe, starei in paradiso!".
A casa di Agnese si accorsero però
che qualcosa non andava: non era più bella spontanea, si innervosiva
spontaneamente, quello sì! Ma poi dissimulava velocemente.
"Oh che brava, a scuola ti
insegnano le buone maniere: stai proprio diventando una donnina!" disse la
nonna.
La mamma invece non disse nulla,
tranne un "Mah!".
Agnese ebbe paura di questo
"mah", cosa voleva dire? Cosa avrebbe dovuto fare? Sentiva una
minaccia incombente e temeva una sgridata della mamma, ma per cosa? Se stava
sforzandosi tantissimo di assomigliare alla più brava della classe!
Arrivò a scuola tutta scombussolata,
e quel giorno sbagliò il compito di matematica.
La maestra vide Agnese pallida e
tesa, le chiese se si sentiva bene. Agnese sorrise educatamente.
Al mezzogiorno la venne a prendere
la nonna, e la maestra le riferì della mattinata strana. "Forse ha un
virus". La nonna quel pomeriggio
portò subito Agnese dal dottore il quale, non trovando nulla, le prescrisse
delle semplici vitamine.
Agnese era sempre più scontenta, ma
pensava ancora che la soluzione fosse diventare come la più brava della classe.
Un sabato la mamma passò davanti al
cortile della scuola durante l'intervallo, e vide Agnese che giocava coi
compagni: stava per chiamarla quando vide sul suo volto, dopo un bel salto in
lungo, quel sorrisetto tra il noncurante e lo stupito, così diverso da un
sorriso aperto e sereno.
A casa la madre chiese ad Agnese:
"Che c'è, bimba mia?". Agnese disse "nulla" e scappò nella
sua stanza. La mamma disse: "Forse sei in apprensione per la festa del tuo
compleanno? Devi preparare gli inviti…". Il papà, che aveva sentito,
disse: "Ah, inviti anche la più brava della classe?".
Agnese si sentì inchiodata al muro,
perché non sapeva cosa rispondere, avrebbe voluto dire NO.
Allora la mamma, che aveva visto
abbastanza, la prese per le mani e guardandola negli occhi disse: "Agnese,
perché vuoi essere come un'altra bambina? Io voglio bene a te, e non potrei
volere questo bene a nessun'altra! Mi dici a chi voglio bene, se tu non sei più
tu?".
Agnese si mise a piangere: "Io
non lo so, ho paura che non vado bene, lei invece è così brava... voglio essere
come lei, e poi ci riesco anche, ogni tanto!".
"Agnese, sii te stessa! Non
voglio assolutamente che assomigli a nessun'altra, se non… alla tua
mamma!" e la mamma le diede un bacione sul naso, che avevano entrambe
all'insù.
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