giovedì 23 maggio 2013

Agnese va a scuola

La seconda Fiaba col Guscio che si trova nel testo "Le emozioni del diritto" (Bonaccorso Editore) parla di scuola: come se la caverà, la nostra protagonista?

Agnese va a scuola

C'era una volta una bambina che aveva iniziato ad andare a scuola, e vedeva tutti i suoi compagni di classe molto simpatici, si divertiva un sacco all'intervallo con loro. 
Durante l'ora di lezione invece era più difficile, perché tutti guardavano la maestra.
C'era una bambina molto brava in classe, e non solo la maestra non poteva fare a meno di dirglielo, glielo dicevano tutti: le altre maestre, il direttore, persino il prete che veniva nell'ora di religione… Era una bambina "con una marcia in più".
La nostra protagonista, che si chiamava Agnese, com'è come non è, iniziò ad imitarla; e poi, quando riusciva a far delle cose uguali alla bambina brava, sorrideva tra il noncurante e lo stupito come dire "toh, anche a me capita di fare queste cose".


La maestra era contenta del comportamento di Agnese; diceva alle colleghe: "Magari anche gli altri iniziassero ad imitare la più brava della classe, starei in paradiso!".
A casa di Agnese si accorsero però che qualcosa non andava: non era più bella spontanea, si innervosiva spontaneamente, quello sì! Ma poi dissimulava velocemente.
"Oh che brava, a scuola ti insegnano le buone maniere: stai proprio diventando una donnina!" disse la nonna.
La mamma invece non disse nulla, tranne un "Mah!".
Agnese ebbe paura di questo "mah", cosa voleva dire? Cosa avrebbe dovuto fare? Sentiva una minaccia incombente e temeva una sgridata della mamma, ma per cosa? Se stava sforzandosi tantissimo di assomigliare alla più brava della classe!
Arrivò a scuola tutta scombussolata, e quel giorno sbagliò il compito di matematica.
La maestra vide Agnese pallida e tesa, le chiese se si sentiva bene. Agnese sorrise educatamente.
Al mezzogiorno la venne a prendere la nonna, e la maestra le riferì della mattinata strana. "Forse ha un virus".  La nonna quel pomeriggio portò subito Agnese dal dottore il quale, non trovando nulla, le prescrisse delle semplici vitamine.
Agnese era sempre più scontenta, ma pensava ancora che la soluzione fosse diventare come la più brava della classe.
Un sabato la mamma passò davanti al cortile della scuola durante l'intervallo, e vide Agnese che giocava coi compagni: stava per chiamarla quando vide sul suo volto, dopo un bel salto in lungo, quel sorrisetto tra il noncurante e lo stupito, così diverso da un sorriso aperto e sereno.
A casa la madre chiese ad Agnese: "Che c'è, bimba mia?". Agnese disse "nulla" e scappò nella sua stanza. La mamma disse: "Forse sei in apprensione per la festa del tuo compleanno? Devi preparare gli inviti…". Il papà, che aveva sentito, disse: "Ah, inviti anche la più brava della classe?".
Agnese si sentì inchiodata al muro, perché non sapeva cosa rispondere, avrebbe voluto dire NO.
Allora la mamma, che aveva visto abbastanza, la prese per le mani e guardandola negli occhi disse: "Agnese, perché vuoi essere come un'altra bambina? Io voglio bene a te, e non potrei volere questo bene a nessun'altra! Mi dici a chi voglio bene, se tu non sei più tu?".
Agnese si mise a piangere: "Io non lo so, ho paura che non vado bene, lei invece è così brava... voglio essere come lei, e poi ci riesco anche, ogni tanto!".
"Agnese, sii te stessa! Non voglio assolutamente che assomigli a nessun'altra, se non… alla tua mamma!" e la mamma le diede un bacione sul naso, che avevano entrambe all'insù.


Nessun commento:

Posta un commento