Questa storiella si riferisce ad un episodio che mi è capitato veramente, quando raccontavo le mie fiabe alla biblioteca milanese di Cassina Anna...
Martina e' una bambina di sei anni, sveglia, davvero molto
intelligente; a casa è diventata un sostegno per la mamma perché c'è Leo, il
fratellino di due anni che è un po' un terremoto. La mamma si fida di lei e
Martina è contenta di poter fare qualcosa che la fa sentire importante.
Un
sabato pomeriggio vanno tutti insieme a vedere uno spettacolo per bambini e il
papa' li accompagna con la macchina. Nella sala c'è già della gente, bambini
con i loro genitori o con i nonni: Martina ha un attimo di timidezza e aspetta
la mamma che guarda preoccupata e dice: "Forse per Leo stare qui bello
tranquillo è un po' difficile... se si agita dovrò portarlo fuori...".
Martina si immusonisce: lei avrebbe voglia di seguire tutto lo spettacolo,
perché Leo è cosi' un guastafeste? La mamma lo tranquillizza: "Dai, al
limite ti lascio un attimo con gli altri bambini, ma io sono subito fuori dalla
porta..." La soluzione non piace troppo a Martina.
Lo spettacolo inizia e
Martina e la mamma si guardano divertite: è una bella storia. A meta' del
racconto pero' Leo inizia a frignare e a fare i capricci e la mamma lo porta
ben presto fuori, per non disturbare gli altri. Martina si fa forza e cerca di
non sentirsi arrabbiata... dopo un po' non le fa più ne' caldo ne' freddo che
la mamma non sia li' con lei. Anzi, a fine spettacolo, corre sul palco e cerca
di prendere il pupazzo che, nella storia, rappresenta la mamma. L'attrice si
accorge: "Ma cosa stai facendo?!". Martina non perde la grinta e dice
sicura: "Voglio prendere questa mamma. Me la porto via".
"Oh no - ribatte l'attrice, una giovane signora -, quella mamma li' mi serve, fa parte del mio spettacolo... scusa, ma non hai la mamma?"
"Ma io ho questa! La mia mamma e' più brutta!" - dice buia Martina e, detto fatto, se ne va via con il pupazzo.
"Aspetta! Dov'è la tua mamma?"
"E' fuori" - risponde Martina con lo sguardo basso.
"Beh, aspettiamo che torni" - dice la signora.
La mamma infatti arriva. E' riuscita a lasciare Leo al papa' e chiede se lo spettacolo è finito.
"Si, ma c'è un problema" - risponde l'attrice. La mamma vorrebbe volentieri non averne altri di problemi; quel pomeriggio le sono bastati i capricci di Leo... ma sta ad ascoltare: Martina ha il muso, stringe forte il pupazzo e le volta le spalle. L'attrice le chiede: "Sei sicura che quel pupazzo li' è più bello della tua mamma? A me non sembra proprio...".
La mamma capisce: "Tesoro, ti sono mancata?"
"No!" - ribatte Martina, ma ha un po' di pianto nella voce. La mamma l'abbraccia: Martina fa un po' di resistenza, poi si lascia andare e piagnucola piano. L'attrice può riprendersi il pupazzo e tornare dietro le quinte.
"Su, che ti voglio bene" - dice a Martina portandola fuori.
"Mi abbracci ancora?" - le chiede la bimba. E la mamma la stringe di nuovo a se'.
"Oh no - ribatte l'attrice, una giovane signora -, quella mamma li' mi serve, fa parte del mio spettacolo... scusa, ma non hai la mamma?"
"Ma io ho questa! La mia mamma e' più brutta!" - dice buia Martina e, detto fatto, se ne va via con il pupazzo.
"Aspetta! Dov'è la tua mamma?"
"E' fuori" - risponde Martina con lo sguardo basso.
"Beh, aspettiamo che torni" - dice la signora.
La mamma infatti arriva. E' riuscita a lasciare Leo al papa' e chiede se lo spettacolo è finito.
"Si, ma c'è un problema" - risponde l'attrice. La mamma vorrebbe volentieri non averne altri di problemi; quel pomeriggio le sono bastati i capricci di Leo... ma sta ad ascoltare: Martina ha il muso, stringe forte il pupazzo e le volta le spalle. L'attrice le chiede: "Sei sicura che quel pupazzo li' è più bello della tua mamma? A me non sembra proprio...".
La mamma capisce: "Tesoro, ti sono mancata?"
"No!" - ribatte Martina, ma ha un po' di pianto nella voce. La mamma l'abbraccia: Martina fa un po' di resistenza, poi si lascia andare e piagnucola piano. L'attrice può riprendersi il pupazzo e tornare dietro le quinte.
"Su, che ti voglio bene" - dice a Martina portandola fuori.
"Mi abbracci ancora?" - le chiede la bimba. E la mamma la stringe di nuovo a se'.
*** *** *** ***
In questo episodio non e' solo la
situazione "gelosie verso un fratellino piccolo" ad emergere: la
bambina che ha vissuto questa situazione cova del risentimento per il fatto che
vorrebbe la presenza della mamma, vorrebbe magari più coccole dalla mamma, ma non lo esprime.
Da un lato capisce che la mamma in quel momento non può fare
altrimenti, per via del fratellino; dall'altro, pero', se la prende proprio con
la mamma: "Non la voglio. E' brutta". Ma questo rifiuto e'
chiaramente una protesta, una provocazione, e non si manifesta solamente in
presenza di un fratello più piccolo: basta che i bambini credano di essere
stati trascurati, di aver avuto bisogno e di non aver ricevuto (magari
immediatamente) la risposta desiderata, che può scattare il meccanismo.
Dunque il rifiuto è l'espressione di questa frustrazione, piuttosto che un
vero rifiuto nei confronti del genitore. Infatti, basta l'abbraccio della mamma
perché la bambina si senta meglio: perché questo abbraccio fuga la paura di
non essere amati per quello che si è. Qui inoltre, si inserisce per Martina
anche un altro tipo di discorso: "Come! Sono cosi' brava, ti aiuto in
casa, e questo non basta per avere il tuo amore, la tua attenzione?!"
La mamma in realtà ama sua figlia non per questo motivo (sei
brava/non sei brava), ma semplicemente perché e' SUA FIGLIA. Martina ha quindi
bisogno di essere rassicurata, perché vengano smontate quelle paure di non
essere amata e dunque quel sentimento doloroso che sfocia nella provocazione
"voglio un altra mamma".
E' chiaro che la mamma vuole bene ad entrambi i figli, ma anche su questo Martina, pure a modo suo, chiede una
conferma. Ed in questo episodio la conferma e' stato l'abbraccio. Che si può dare anche nel caso si avverta una resistenza iniziale: perché, in fondo, è proprio quello che i figli desiderano e di cui hanno bisogno.
Nessun commento:
Posta un commento