mercoledì 31 gennaio 2018

RABBIA - COME GESTIRLA

La verità sulla rabbia è che si dissolve solo quando è stata realmente ascoltata e compresa, senza riserve - Carl Rogers

Molti genitori mandano il bambino arrabbiato nella sua stanza "per calmarsi". Dopotutto, che altro possono fare? Di certo non possono ragionarci assieme, quando lui o lei sono furiosi. Non è certo il momento di impartire lezioni o esigere scuse. Hanno bisogno di calmarsi.
Se mandiamo il nostro bambino arrabbiato nella sua stanza, alla fine si calmerà. Avrà anche ricevuto alcuni messaggi chiari:

  • Nessuno sta ascoltando cosa ti sta turbando.
  • Nessuno ti aiuterà a risolvere il problema che stai vivendo.
  • La rabbia è cattiva
  • stai male perché ti arrabbi con noi
  • La tua rabbia ci spaventa
  • Sei da solo quando si tratta di gestire quei grandi sentimenti spaventosi in modo responsabile
Nessuna meraviglia che così tanti di noi sviluppano modi di gestire la rabbia che durano fino nell'età adulta, che può significare urlare ai nostri figli, diventare isterici col nostro partner, o mangiare in eccesso per evitare di riconoscere la nostra rabbia.
Cosa possiamo fare, invece?
Possiamo aiutare i nostri figli a gestire responsabilmente la loro rabbia. La maggioranza di noi fatica ad immaginarsi cosa possa voler dire. Abbastanza semplicemente, la gestione responsabile della rabbia incomincia con accettare la nostra rabbia. C'è sempre un modo di esprimere ciò di cui abbiamo bisogno senza attaccare l'altro.

Infatti, se riusciamo a fermarci per notare i sentimenti più profondi sotto la nostra rabbia, troviamo dolore e paura e tristezza. Se ci permettiamo di provare quelle emozioni, la rabbia si dissolve. Era solo una reazione difensiva.
Ecco una serie di cose che come genitore puoi fare:
  1. rimani lontano dall'entrare in modalità "attacco o fuga" facendo alcuni respiri profondi e ricordandoti che non c'è una immediata situazione di emergenza. questo regola la dimensione emotiva e aiuta tuo figlio a sentirsi al sicuro, in modo da uscire lui stesso dalla modalità "attacco o fuga"
  2. Ascolta. Riconosci il motivo per cui tuo figlio è turbato. Spesso, quando le persone non si sentono ascoltate, alzano la posta. Di contro, quando tuo figlio si sente compreso, inizierà a sentirsi più calmo.
  3. Cerca di vedere la cosa dal suo punto di vista. Più riesci ad essere empatico, più facilmente tuo figlio troverà la strada verso le lacrime di tristezza e paura sotto la rabbia: "oh tesoro, mi spiace che sia così dura per te... stai dicendo che non ti capisco mai... devi sentirti terribilmente solo". Non devi essere d'accordo, e nemmeno il contrario. Semplicemente riconosci la sua verità del momento. Una volta che si sente ascoltato/a, questa si modificherà.
  4. Non lasciarti impigliare negli attacchi personali. I genitori si sentono spesso feriti quando i figli gli urlano di tutto. Ma tuo figlio non ti odia davvero, né vuole un'altra mamma o un altro papà, o qualsiasi cosa stia urlando. Si sente ferito e spaventato e impotente, così tira fuori la cosa più terribile che possa pensare, per farti sapere quanto sta male. Prova a dire solamente "accidenti, devi stare proprio male per dirmi queste cose. Dimmi perché stai così male, ti ascolto." Non è che tuo figlio si stia comportando male, sta mostrandoti nel miglior modo che può come si sta sentendo. Facendolo provare a te. Nel momento in cui si rende conto che non ha bisogno di alzare la voce o attaccarti per essere ascoltato, e che va bene mostrarti le sue emozioni e la sua vulnerabilità, svilupperà la capacità di esprimere i suoi sentimenti in modo più appropriato.
  5. Stabilisci i limiti che sono necessari perché nessuno si faccia del male, mentre riconosci la rabbia e rimani empatico."puoi essere furioso quanto vuoi, ma darmi i pugni non va mai bene. Puoi pestare i piedi per mostrarmi quanto sei furioso".
  6. Se tuo figlio sta avendo una crisi di rabbia, non parlare tranne che empatizzare e rassicurarlo che è al sicuro. Non cercare di insegnare, ragionare o spiegare. Quando è travolto dall'adrenalina e altre reazioni di attacco/fuga non è il momento di spiegare perché non può avere ciò che vuole, né di costringerla ad ammettere che vuole bene veramente a sua sorella. Il tuo compito in questo momento è di calmare la tempesta. Semplicemente, riconosci quanto stia male: "sei così arrabbiato per questo, mi spiace che sia un momento così duro per te".
  7. Ricordati che le crisi sono la via in cui la natura aiuta i cervelli immaturi a scaricare. I bambini non hanno ancora i circuiti neuronali della corteccia prefrontale per controllarsi come noi facciamo. (e per favore prendete nota che anche noi, pur adulti, non sempre regoliamo molto bene la nostra rabbia!) Il modo migliore per aiutare i bambini a sviluppare quei circuiti neuronali è offrire empatia, mentre sono arrabbiati e in altri momenti. Va bene esprimere quei sentimenti intricati, rabbiosi, dolorosi. Dopo aver supportato un bambino nella sua crisi, si sentirà più vicino e fiducioso nei nostri confronti. Non sarà più così rigido e richiestivo.
  8. Ricorda che la rabbia è una difesa contro la minaccia. Qualche volta la minaccia è esterna a noi, ma di solito non lo è. Spesso vediamo minacce attorno a noi perché ci portiamo in giro vecchie emozioni come dolore, paura o tristezza. A volte serve un pretesto per sfogare vecchi conti.
  9. Rendi possibile per tuo figlio il superare la rabbia. Se si sentono legittimati ad esprimere la loro rabbia, e noi incontriamo quella rabbia con compassione, la rabbia inizierà a sciogliersi. Così mentre accettiamo la rabbia di nostro figlio, sono le tristezze e le paure dietro quella rabbia che svaniscono, perché una volta che tuo figlio può esprimere quei sentimenti più vulnerabili, la rabbia non è più necessaria come difesa.
  10. Stai più vicino che puoi. Tuo figlio ha bisogno di un testimone che lo accetti, che lo ami persino quando è arrabbiato. Se hai bisogno di scansarti per non farti colpire, digli "non ti permetterò che tu mi faccia del male, mi sposto un poco ma sto qui. Quando sarai pronto per un abbraccio, io sono proprio qui"


(tratto e tradotto dal sito Aha- parenting)