lunedì 9 dicembre 2013

LE MAGNIFICHE AVVERDURE: narrate da Isabella Vendrame!

le magnifiche avverdure vanno in TV! (su SKY)

E' iniziata una collaborazione con la bravissima Isabella Vendrame, e in una puntata della sua trasmissione ""Le Favole di Isabella" (tutti i giorni a partire dalle ore 18.30 sui canali Sky 897, 899, 903, 911, 921, 930 e 938)  ci racconterà della nostra amica zucca!!!
State pronti... intanto, lo sapete che Angelo racconta alla sua bimba proprio questa storia, quando le capita di incontrare qualcuno di un po' vanitoso come la zucca di questa fiaba? Bravo Angelo! Questo aiuta certamente la tua piccola con le sue emozioni...

giovedì 21 novembre 2013

RACCONTO DI NATALE

Questa fiaba è scritta al presente, perché la notte di Natale continua ad accadere...
E' stata scritta per spiegare qual'è la vera storia dell'angioletto che sta sopra la capanna nel presepe, ed è stata scritta anche per sentirsi meno tristi, quando qualcuno che amiamo diventa un angelo...
PER TE LARA

  1. le nuove ali
 Quando un nuovo angelo arriva in paradiso, non sa ancora di esserlo: per lui è tutto nuovo, da conoscere…
Prendete quello lì, ad esempio: si sta guardando lentamente in giro, in mezzo a tutto quel bianco ovattato, che però non sembra proprio nebbia…
«MAH… MI TROVO QUI… NON SO BENE…MI HANNO DETTO DI ASPETTARE,CHE MI DIRANNO COSA FARE…COSA DEVO FARE?» pensa l’angelo tra sé, allargando le braccia.
Non ha parlato, ma una voce gli risponde lo stesso: «devi indossare le ali nuove»
Sollevato, l’angelo ribatte: «Ah ok bene, finalmente … dove? Queste qui sul tavolo?»
L’angelo le ammira: sono bellissime!
Poi prova le ali sulla pancia, sul petto, sulla bocca, in testa, starà facendo giusto? Alla fine capisce come indossarle correttamente, ed orgoglioso inizia a canticchiare tra sé e sé, provando un po’ come funzionano:

Queste ali strepitose…
Sanno fare molte cose !
Prima avanti e poi indietro,
(Questa piacerà a san Pietro!)
Prima su e dopo giù,
(Questa piacerà a Gesù!)
Prima a destra poi a sinistra,
Ops… che vado fuori pista!

L’angelo ora si ferma, soddisfatto della danza improvvisata, e si guarda di nuovo in giro:
«E ADESSO, COSA DEVO FARE?» chiede nuovamente.
La stessa voce prontamente risponde: «Visto che sai cantare, vai dai cori angelici!»
L’angelo, svolazzando con le sue alucce in modo piuttosto impacciato, arriva in un posto molto ampio, molto luminoso: e si accorge subito c’è una cosa, così intensa …
«E’ PACE» dice il suo vicino, sorridendo.  L’angelo ricambia spontaneamente il sorriso, e si sente improvvisamente luminoso: infatti, tutti di botto si zittiscono e lo guardano, tutti (saranno centinaia, migliaia) sorridendo.
« Sei il benvenuto, ti aspettavamo» lo guarda tranquillo l’altro vicino.

Il canto finisce, l’angelo è contento di aver partecipato ai cori angelici:
«E ADESSO COSA DEVO FARE?» chiede di nuovo.
La voce, ormai familiare, suggerisce pronta: «devi andare sulla stella cometa
Il nostro angioletto di nuovo fa la faccia spaesata… meno male che ce n’è uno, invece, che sembra sapere tutto, e dirige le operazioni:
« Allora è chiaro per tutti? Si sale sulla scia della stella e si arriva fin sopra la capanna, si inizia a cantare appena arrivati là …» le indicazioni sono molto sintetiche, tanto tutti sembrano sapere.
Anche il nostro angioletto, in effetti, si rende conto di sapere: ad esempio, come agguantare uno dei fili brillanti della coda della stella, proprio ora che sta passando! Salirci sopra invece è un po’ più complicato:
«queste ali… non riesco ancora ad usarle bene…» brontola sottovoce.
«Non preoccuparti, ora goditi il panorama! » gli strizza l’occhio il suo vicino,  mostrando con un gesto il cielo intorno, da togliere il fiato!
 Mille stelle scorrono di fianco a loro, brillano felici e salutano, sembrano affidare loro un messaggio…
«Tutte vogliono essere lì stanotte, più splendenti che mai, e noi stiamo su quella più splendente di tutte! » Spiega, con malcelato orgoglio, lo stesso di prima.
«Lì dove?» chiede il nostro angioletto, impegnato a bilanciarsi con le sue ali, per non cadere dal suo filo di brillanti… ah ecco, si tratta di quella capanna!


  1. la capanna e il piccolo bambino
 « Ma… ci siamo fermati? E adesso? COSA DEVO FARE?»
La ormai nota, amorevole voce, gli parla: « Ora sei arrivato, devi cantare per il piccolo bambino!»
«E dov’è questo piccolo bambino? » chiede il nostro angelo, sporgendosi curioso dalla stella: si sporge un po’ di più, un po’ di più….  

BAM !!!
Un rumore secco, e la voce sembra preoccupata: « Cosa è successo?» chiede.
 Il nostro angioletto si vergogna, risponde confuso: «sono cascato sulla capanna e… ho fatto un buco nel tetto…»poi abbassa lo sguardo e, proprio attraverso quel buco, vede un piccolo bambino… ma non lo ha spaventato, anzi! Sente gli occhi del piccolo su di sé, e poi…  «IL PICCOLO BAMBINO STA SORRIDENDO! L’HO FATTO RIDERE, NON L’HO SPAVENTATO! MENO MALE…»
Il nostro angelo si sente illuminato da quel sorriso e canta, canta con tutta la voce che ha, canta la bellezza di quella notte e di quell’incontro… tutti lo stanno ad ascoltare, e la voce dolce che lo ha accompagnato finora, gli sussurra nell’orecchio:
 Quest’anno tocca a te, angelo bellissimo,
    il posto speciale più vicino a Gesù!





domenica 20 ottobre 2013

la sfida di crescere: la storia di Sbinz

Sapete come è nata questa fiaba?
Conoscevo un bambino che faceva proprio fatica a fare i compiti e non si capiva perchè, fino a quando mi è venuto in mente che poteva essere per questo motivo... che aveva paura di non farcela!
Sapete poi, questo bambino di sette anni, quando ha avuto quindici anni è venuto a dirmi: "questa fiaba mi ha cambiato la vita" e con la semplice potenza dell'entusiasmo di quindicenne, a riprova di quanto diceva, mi ha fatto vedere che conservava ancora il foglietto su cui gli avevo stampato la fiaba, otto anni prima!

ecco l'illustrazione di Leila Mariani:



Attenzione: la fiaba di Sbinz verrà raccontata il prossimo 20 dicembre 2015 a Spazio per me! A Mariano Comense, in via Montebello 64. Puoi prenotare la vostra presenza scrivendomi a elena.rovagnati@teletu.it
Vi aspetto!

sabato 6 luglio 2013

piccoli dispiaceri passano... col papà!

Questa storia è nata per un bambino che se la prendeva per le cose che non andavano come voleva lui (come tutti noi del resto!): ma questi dispiaceri piccoli e grandi, come accade che poi passano?

GELSOMINO E IL PALLONCINO ROSSO

Gelsomino era un bimbo piccolo piccolo, anche quando i grandi avevano cominciato a dirgli «Ma come sei diventato grande!»,  lui continuava a sentirsi piccolo, e non gli tornavano i conti.
 A Gelsomino piaceva andare ai giardini dopo il sonnellino, adesso che stava iniziando l’estate: ci andava con il nonno, con la mamma, con la zia, e il mercoledì pomeriggio ci andava col papà, che aveva in quel giorno un po' di riposo.
 Nei giardini c'era sempre qualcosa da guardare di interessante: i bambini più grandi in bicicletta, le anatre che nuotavano sul laghetto, i cagnolini che fermavano i loro padroni ad ogni albero, e poi la giostra colorata.
 Un giorno ai giardini c'era un signore con un grappolone di uvona colorata che stava in alto, all'incontrario. «Guarda l'omino dei palloncini!» disse il nonno. Allora... i palloncini sono quelle cose uve colorate in alto che dondolano... pensava Gelsomino, a cui piaceva spiegarsi il perché ed il percome delle cose.
 «Che palloncino diamo, a quest'ometto? » chiese il signore dei palloncini, e Gelsomino pensò che davvero c'era qualcosa che non quadrava, se quello lì così grosso e con la voce grossa era un omino ( lo aveva detto il nonno!), mentre lui era un ometto. In ogni caso, a Gelsomino piaceva il palloncino rosso. E così il nonno glielo comprò.
 Che bello, il palloncino! Guarda come va verso il cielo! E guarda, si vede quasi la nuvoletta attraverso! E come si illumina quando passa davanti al sole! E il sole, riesco a guardare il sole senza che mi brucino gli occhi, col palloncino di mezzo...
 Gelsomino era molto felice, agitava il filo del palloncino ma non troppo, lo voleva vicino... l'unico inconveniente è che non riusciva molto a guardare sempre il  palloncino e contemporaneamente a camminare senza inciampare, anche se andava lento e si concentrava: un occhio qua, un occhio là...
 Sta di fatto che ad un certo punto, una radice sbuca dai sassolini e non c'è niente da fare: Gelsomino casca giù come una peracotta. Per non farsi troppo male, Gelsomino riesce a mettere le manine avanti, così cade ma non si pesta la faccia. Però...
Però così facendo deve aprire le mani... Oh nooo! Il palloncino rosso è scappato via!!!
Il nonno è preoccupato che Gelsomino non si sia fatto male, ma lui strilla disperato per il palloncino: E' andato via! E' andato via!!!
Forse è ancora dietro quell'albero! Oh se il nonno lo rincorresse, facesse un salto come superman...!
Il nonno continua a chiedergli se si è fatto male: finiscila di chiedermelo! Pensa Gelsomino tra i singhiozzi, se tu fossi più agile, riusciresti a prendermi il mio palloncino... dov'è ora?
Il palloncino si allontana verso il sole nel mezzo del cielo azzurro, la gente si ferma a guardare, alza la testa per seguirlo nel suo viaggio.
Cattivi! Perché guardate imbambolati il mio palloncino?! Fate qualcosa!!!  
Ma la gente non fa nulla. Anzi, una signora gli viene a dire «povero caro, hai perso il palloncino?» Sì, tardona!  Vorrebbe dirle Gelsomino, ma siccome  nel pianto non riesce a parlare le sputa in un occhio, e lei se ne va via scandalizzata.
«Ah ma è per il palloncino?» dice il nonno; certo che la mamma ha ragione, quando dice che il nonno è tanto buonino ma anche un po' rintronato!
«Ma se è per questo te ne compro un altro! »
 Non ne voglio un altro, voglio QUELLOOO!
Si dispera Gelsomino, riattaccando a strillare con la nota più acuta che riesce a fare.
Arriva la zia, che capisce al volo la situazione: « Sì cocco vieni qua, vieni dalla zia, su, dai, che con le coccole poi il pianto ti passa...» La zia evidentemente è molto tenera, ma Gelsomino non cessa di strillare: Che me ne faccio delle tue coccole, zitellona! Voglio il palloncino, non voglio smettere di piangere!!
La zia, delusa, ma mascherando bene lo smacco, si difende davanti ad una sua amica: « Sai è un po' di giorni che è nervoso, probabilmente anche in casa (abbassa la voce) c'è qualche tensione... »
Ecco va bene, già che ci sono piango anche per quello: Uèèèèè!!! Insiste Gelsomino.
L'amica si premura di dire qualcosa: «Ma Gelsomino caro, i palloncini non sono così importanti da piangerci su così tanto! E poi... tutti i palloncini fanno questa fine: o scoppiano, o volano via! »
 NON L'AVESSE MAI DETTO!! Gelsomino fa un urlo, ma un urlo così disperatamente urlato, che lo sente persino la mamma da casa, la quale si precipita ai gardini (vicini ma neanche tanto!) e un po' preoccupata, un po' arrabbiata, un po' che le dà fastidio la gente che sta lì a guardare, gli dà due scappellotti: «Finiscila di piangere per niente! Smettila o ti do una ragione per farlo! E adesso a casa! »
Gelsomino tace quando la mamma fa così, perché la mamma è una che mantiene le promesse,  però non è giusto, mugugna tra sé Gelsomino, io volevo il palloncino rosso, quello che mi è scappato via, il mio palloncino, l'unico che voglio!
Quando lo vuole lei io non glielo dò, ecco!!
Il papà a casa vede che c'è qualcosa che non va: Gelsomino ha lo sguardo imbronciato...
«Cosa c'è? » chiede il papà. Ma Gelsomino non ha voglia di parlare, tanto è inutile...
Il papà però non molla: «cosa c'è, Gelsomino? » lo prende per le mani e lo guarda negli occhi.
A Gelsomino viene tanta, tanta voglia di piangere, di dire al papà il mio palloncino è volato via e nessuno me lo ha reso... ma non riesce a dire niente, ha un groppo in gola, e poi non vuole piangere ancora, anche se ne avrebbe tanta voglia, e allora gira lo sguardo da un lato.
Però spera, spera (e anche noi siamo qui tutti a sperare!) che il papà dica qualcosa, faccia qualcosa che risolva la situazione.
«Bella roba! » dice il papà.
Come?
 Dice "Bella roba" ?
E basta??? Diciamocelo, siamo un po' delusi...
Ma il papà, che della nostra delusione non sa che farsene, si siede di fianco a Gelsomino, e intanto che la mamma è di là in cucina a preparare la cena, prende in mano la chitarra.
Sblem, sblem... inizia a cantare le canzoni che, a loro due, piace cantare insieme.
Gelsomino guarda la mano del papà, quella che cambia gli accordi... papà posso suonare io col plettro? E così suonano insieme per un po'.
E il cuore di Gelsomino diventa più leggero, come un palloncino rosso che sale nel cielo... ora che ci pensa, non gli viene più tanto da piangere, e si chiede come mai.
«A tavolaaa! » chiama la mamma.
Mentre vanno in cucina il papà gli arruffa i capelli e Gelsomino sorride.
«ah ti è passata eh? »  dice la mamma. «Oggi non la finiva più di piangere per il palloncino! ».
«E dov'è ora il palloncino? » chiede il papà.
A Gelsomino viene una stretta al cuore, e con un gesto della mano indica: su...
Il papà lo abbraccia.
Si siedono a tavola: buono! C'è il puré!!
Gelsomino pensa chissà se domani ai giardini c'è ancora l'omone dei palloncini...
«Buon appetito! ».©


giovedì 27 giugno 2013

SULL'AIUTO E SUL CHIEDERLO O MENO... storia di scoiattoli

In questa fiaba (di prossima pubblicazione) non si parla della relazione tra genitore e figlio, ho invece un po' "esplorato" quella fraterna... quindi per chi desidera mettere in luce la risorsa dell'essere ed avere fratelli, questo è un buono spunto!


lunedì 24 giugno 2013

FACCIO DA SOLO O CHIEDO AIUTO?

Questa fiaba è la prosecuzione delle avventure di Noncelafaccio e Cheschifezza (che è stata pubblicata nel libro Sentimenti a Scuola, la Marna Edizioni link): perchè le avventure non finiscono mai, giusto?

La nuova avventura di Coraggioso e Fiduciosa

Il capo del villaggio aveva riconosciuto Coraggioso e Fiduciosa come veramente valorosi e allora diede loro un nuovo compito: dovevano cercare di calmare le acque del fiume del villaggio, perché erano così turbolente che minacciavano la stabilità del ponte.
Erano infatti già cadute alcune assi, per cui gli abitanti del villaggio dovevano camminare cautamente, aggrappandosi ad una corda per attraversarlo.

Coraggioso e Fiduciosa erano andati sulla riva del fiume, si erano messi la tuta da sub e avevano chiesto alla bussola di portarli nel punto dove nasceva tutta quella agitazione.
Avevano chiuso gli occhi ed erano arrivati in fondo al fiume, dove videro un pesce-gatto grossissimo, imprigionato in alcune alghe intrecciate molto strette.
Il pesce gatto si agitava arrabbiatissimo, e lanciava dei fulmini con gli occhi.
Coraggioso e Fiduciosa si spaventarono un poco, non avevano con sé nulla per affrontare la situazione, per cui chiesero alla bussola di tornare indietro.
Arrivati a casa, dissero al papà e alla mamma: «Abbiamo capito cosa c'è che fa agitare tutte le acque nel fiume sotto il ponte: c'è un grossissimo pesce-gatto che si agita in continuazione dentro a delle alghe intrecciate».
I genitori risposero: «Se è così, dev'essere il pesce-gatto gigante che abita da tantissimi anni il fiume. Non è un pesce cattivo, ma può essere arrabbiato perché sta cercando di liberarsi dalle alghe che lo hanno imprigionato. Per liberarlo, avreste bisogno di.... ».
Ma il fratello più piccolo dei due, che era soprannominato Facciodasolo, avendo ascoltato queste cose, non rimase più ad ascoltare e decise di andare lui a liberare il pescegatto gigante: "Facciodasolo, io, non ho bisogno di niente e di nessuno".
Si mise la tuta da sub e si tuffò nel fiume: arrivò ben presto nel punto dove c'era il pescegatto perché sapeva nuotare benissimo, ma poi il pescegatto, quando lo vide, si agitò ancora di più, arrabbiatissimo, e creò un vortice d'acqua che buttò Facciodasolo quasi in riva al fiume.
Facciodasolo provò un'altra volta, ma l'effetto fu uguale.
La terza volta il pescegatto gli diede un colpo di coda che lo lanciò direttamente a riva, privo di sensi. «Facciodasolo! » gridarono i due fratelli, che stavano arrivando lì.
«Cosa ti è saltato in mente di fare questa cosa da solo! Il pesce gatto non è cattivo, ma è arrabbiato perché non riesce a liberarsi, ed ha paura! non si può avvicinarlo così, il papà e la mamma ci hanno dato una cosa per calmarlo, così che poi possiamo liberarlo: è una conchiglia magica che produce un suono calmante, se si soffia dentro».
Facciodasolo prese questa conchiglia e si tuffò di corsa, ma soffiando dentro una delle sue estremità, non calmò per nulla il pescegatto, che lo rimandò con una codata in superficie.
 I due fratelli lo stavano guardando severi. «Sappiamo che non ci sei riuscito. Quando ti deciderai a chiedere aiuto? La conchiglia magica ha tre beccucci da cui soffiare, per far uscire il suono che calmerà il pescegatto! Non puoi proprio fare questa cosa da solo! ».
Facciodasolo abbassò gli occhi, e chiese scusa.
«Facciamo che salviamo insieme il pescegatto? » propose.
Coraggioso e Fiduciosa sorrisero, e così tutti e tre si tuffarono insieme e soffiarono insieme nella conchiglia magica: finalmente il pescegatto si tranquillizzò e poterono liberarlo dalle alghe.
Ritornati in superficie, c'era tutto il villaggio ad aspettarli perché gli abitanti avevano visto che le acque erano tornate tranquille, e li accolsero con un applauso.
Da allora, Facciodasolo venne soprannominato Chiedoaiuto.©

ILLUSTRAZIONE DI LEILA MARIANI





lunedì 17 giugno 2013

Verso il regno di Primavera

Questa storia (di prossima pubblicazione) è stata inventata per una ragazza che cercava, cercava e non trovava... ma a volte, fermarsi porta più in là di una azione senza sosta!


mercoledì 12 giugno 2013

regali

Una volta con un gruppo di genitori del nido di Galbiate è nata una fiaba intitolata "la pietra magica" (di prossima pubblicazione) : era importante trovare assieme a loro un modo per dire ai loro figli che l'amore dei genitori non cambia, anche se nasce un fratellino!
Spesso vengono da me dei genitori che mi raccontano queste cose: stanno aspettando il secondo figlio, oppure è nato da poco, ed il primo entra in una fase "difficile"... cosa succede? Magari questo bimbo riprende vecchie abitudini, oppure fa dei capricci spropositati, se non addirittura dei veri e propri attacchi aggressivi verso il nuovo arrivato. I genitori sono molto dispiaciuti, non sanno cosa fare: ma la domanda a cui arriviamo immancabilmente, dopo qualche riflessione, è "come rassicurare questo bimbo che l'amore dei genitori è ancora tutto a sua disposizione"?
Capiamo allora assieme come trovare dei momenti di esclusività, (magari quando il fratellino più piccolo dorme o è assieme all'altro genitore, o coi nonni, ad esempio), per creare riti che rassicurino e fare cose che lo facciano sentire visto, ascoltato, amato.
La fiaba inventata è una di queste "cose"!
Elena




sabato 8 giugno 2013

E SE A SCUOLA NON RIESCO A FERMARMI? la leggenda della lumaca col guscio

Questa fiaba (di prossima pubblicazione) è stata inventata anni fa per alcuni bambini della Scuola Internazionale di Como: no, non avevano nessuna ADHD, ma lo stesso problema di lumachino...






giovedì 6 giugno 2013

QUANDO IL PAPA' E' LONTANO... c'è Mago Brà!

Mi è capitato di incontrare bambini con papà lontani. Bambini con un chiodo fisso: rivedere il papà! Questa storia (di prossima pubblicazione) è stata letta sia al bambino, sia al papà... E anche questa, rappresentata con grande divertimento ai bambini nella biblioteca milanese di Cassina Anna!


mercoledì 5 giugno 2013

ti tengo a distanza!

 Una volta ho raccontato una piccola Fiaba col Guscio nella bella biblioteca milanese di Cassina Anna: avevo conosciuto una bambina che non si lasciava avvicinare ... così è nata "la bambina di zucchero" (di prossima pubblicazione), perché a questa bambina serviva capire che certamente aveva le sue ragioni, per temere la vicinanza degli altri: si sentiva infatti così fragile, e vulnerabile!

Ma era altrettanto vero, e la bambina lo capiva, che tener lontano tutti la faceva sentire così sola...
Che fare? Intanto, far avvicinare pian piano mamma e papà: loro erano gli unici che non si spaventavano, che non si scoraggiavano, che stavano lì comunque... è stato un percorso di crescente fiducia, e alla fine l'abbraccio dei genitori l'ha fatta sentire più forte anche per avvicinare un po' di più gli altri. Per ricordarsi questa conquista, ogni tanto la bambina si rilegge questa fiaba!
Elena



domenica 2 giugno 2013

QUANDO UN BAMBINO E' IN OSPEDALE... UNA FIABA PER SENTIRE

 Abbiamo portato questa fiaba all'interno di un progetto con la pediatria del Fatebenefratelli di Erba e "Nati per leggere": 
perchè volevamo provare ad andare oltre il pur lodevole aiuto della "terapia della distrazione", come la chiamava il nostro dott. Giancarlo... 

IL BAMBINO DAL CUORE DI PEZZA 

C'era una volta un bambino che si era fatto molto male mentre giocava.
Era così piccino, i genitori lo portarono in un ospedale lì vicino. 
I medici lo visitarono, lo medicarono, lo misero in un lettino tutto bianco bianco, e dopo dissero ai genitori che sarebbe guarito in fretta e che per quel giorno potevano tornare a casa, che al bambino avrebbero pensato in tutto e per tutto i medici, gli infermieri, le infermiere, le cuoche, gli inservienti, gli operai della manutenzione e persino il portiere.
Ma nonostante tutta quella folla, il bambino si sentiva solo senza il suo papà lì vicino.
Vedeva passare gli infermieri e i medici con i loro strumenti, quasi tutti taglienti, che fasciavano e sfasciavano le ferite, facevano anche piangere gli altri bambini e le altre bambine ricoverate, e per di più, quando facevano queste cose, mandavano nel corridoio i genitori e le nonne che erano venute a trovare i bambini, chiudendo addirittura la porta.
Così il bambino, che era rimasto solo perché i dottori avevano mandato a casa il suo papà e la sua mamma, temeva che anche a lui avrebbero fatto del male.
Aveva paura, ma la cosa che gli faceva  molto più male non era la ferita, ma un dubbio che gli era venuto: e se i medici non fanno più ritornare i miei genitori?? Questa cosa sì che gli faceva paura! E gli faceva anche venir da piangere: e se non posso più vedere il mio papà??? Non poteva sopportare questo dolore che gli stringeva il cuore!
Decise allora di scappare su una nuvoletta, dove incontrò il Mago CerOtto che gli disse: "esprimi un desiderio e io te lo esaudirò". 
Il bambino chiese al mago di togliergli quel cuore che lo faceva tanto soffrire. 
E il mago: "Che cosa vuoi che ti metta al suo posto? Una pompetta di gomma? Uno stantuffo della Panda? Un orologio a cucù? Oppure un bel cuoricino di plastica che non sente niente ma nientemaniente?" 
Il bambino ci pensò su. Forse un cuore come un puntaspilli gli sarebbe andato a pennello. E disse:" Voglio un cuore di pezza".
Adesso, con il suo cuoricino di pezza multicolore, il bambino non correva più il rischio di soffrire, non poteva più morire di dolore al pensiero che non avrebbe più rivisto il suo papà.
Ma il papà tornò a trovarlo il giorno dopo, all'orario delle visite, e i dottori dissero: "Lo sa che suo figlio è un vero ometto? Non piange mai, non si lamenta mai".
Per forza, pensò il bambino, io ho il cuore di pezza! meglio un cuore di pezza che un cuore in pezzi.
Però... c'era un però.
Però la visita del papà non gli faceva più né caldo né freddo. E dopo un poco incominciò a preoccuparsi.
Infatti si chiedeva:" Ma come mai, quando vedo il  mio papà non sento più la felicità che provavo tutte le altre volte? Ma come mai non mi viene più la voglia di gettargli le braccia al collo e invece guardo se mi ha portato i Wafers?"
Tornò allora sulla nuvoletta. Il mago CerOtto era sempre lì, pronto ad esaudire tutti i desideri dei  bambini dell'ospedale che si recassero da lui. 
Gli chiese: "Come va il trapianto del cuore?" 
"Benissimo!" esclamò il bambino. "Mai stato meglio di così. Nessun dolore. Nessuna emozione. Però c'è un inconveniente."
"Ci sono problemi di rigetto?" chiese il mago.
"Proprio di rigetto, non direi. Piuttosto problemi di..." ma non sapeva cosa dire per spiegare il problema. "il fatto è che quando viene a trovarmi il mio papà, non sento più la gioia che ho sempre provato prima."
"Insomma" disse il mago "se non sei contento del mio cuore di pezza dillo subito!"
"Allora lo dico subito: non sono contento di un cuore puntaspilli che non sente più niente. Adesso non ho più paura che il mio papà non torni più, ho capito che posso rivederlo ogni volta che c'è l'orario delle visite! Senti, rivorrei il mio cuore di prima".
"Mi dispiace disse il mago CerOtto  "io metto solo cuori di pezza, di plastica, di gomma, gli stantuffi della Panda, ma niente cuori di carne. Se rivuoi il tuo cuore, lo devi chiedere al tuo papà".
Il bambino, molto arrabbiato, scese dalla nuvoletta nel suo lettino di ospedale. 
Quando tornò a trovarlo il papà, non sapeva come incominciare il discorso.
Guardò il papà. Stava per chiedergli i baci Perugina.
Ma poi si limitò a guardarlo. 
Il papà lo guardò anche lui. 
Si guardarono a lungo negli occhi. 
Il papà capì tutto. 
Gli mise una mano sul petto, e il piccolo cuore di pezza... che miracolo! Si mise a battere come se fosse tornato quello di prima.
Chiamarono i dottori, venne il cardiologo, e controllarono con lo stetoscopio per ventisette minuti  esatti. 
Alla fine si consultarono ed emisero la diagnosi: "Suo figlio - dissero al papà - a parte un po' di tachicardia dovuta all'emozione, ha un cuore di carne sanissimo, adatto a provare il dolore ma anche la gioia".©
(fiaba pubblicata su VITA del 10.06.95 - di V.Volpi, L.Izzi, E. Rovagnati)

giovedì 30 maggio 2013

INCANTESIMI DEL CUORE... la storia di Stregamogia e la fata Cuoricina

Questa Fiaba col Guscio parla delle incertezze che si hanno qualche volta, nell'avere fiducia in chi siamo: ma nonostante il tema apparentemente difficile, è stata capita da tutti i bambini delle scuole materne che sono venuti ad ascoltarla nel bellissimo salone (con parquet!) della Biblioteca di Figino...








lunedì 27 maggio 2013

QUANDO SI FA FATICA A DIRE COME SI STA... la storia di Topino Bigio

Questa Fiaba col Guscio è stata inventata per i bambini della primaria di Barlassina, una volta che volevano farcela "troppo" da soli...!
Se la vuoi conoscere anche tu, Topino Bigio verrà raccontata il prossimo 22 novembre a Spazio per me! A Mariano Comense, via Montebello 64. Prenota la vostra presenza scrivendomi elena.rovagnati@teletu.it

venerdì 24 maggio 2013

ancora sulla scuola: la storia di Giga e le macchioline verdoline

Questa Fiaba col Guscio (di prossima pubblicazione) è stata inventata per Federica (nel '96, chissà ora quanti anni avrà...) e poi rappresentata alla biblioteca di Cassina Anna.
La cosa che ha sorpreso di più i bambini, è che quando ho tolto la felpa, io avevo davvero un sacco di bollini verdi incollati sulla mia maglietta!!!



giovedì 23 maggio 2013

Agnese va a scuola

La seconda Fiaba col Guscio che si trova nel testo "Le emozioni del diritto" (Bonaccorso Editore) parla di scuola: come se la caverà, la nostra protagonista?

Agnese va a scuola

C'era una volta una bambina che aveva iniziato ad andare a scuola, e vedeva tutti i suoi compagni di classe molto simpatici, si divertiva un sacco all'intervallo con loro. 
Durante l'ora di lezione invece era più difficile, perché tutti guardavano la maestra.
C'era una bambina molto brava in classe, e non solo la maestra non poteva fare a meno di dirglielo, glielo dicevano tutti: le altre maestre, il direttore, persino il prete che veniva nell'ora di religione… Era una bambina "con una marcia in più".
La nostra protagonista, che si chiamava Agnese, com'è come non è, iniziò ad imitarla; e poi, quando riusciva a far delle cose uguali alla bambina brava, sorrideva tra il noncurante e lo stupito come dire "toh, anche a me capita di fare queste cose".


La maestra era contenta del comportamento di Agnese; diceva alle colleghe: "Magari anche gli altri iniziassero ad imitare la più brava della classe, starei in paradiso!".
A casa di Agnese si accorsero però che qualcosa non andava: non era più bella spontanea, si innervosiva spontaneamente, quello sì! Ma poi dissimulava velocemente.
"Oh che brava, a scuola ti insegnano le buone maniere: stai proprio diventando una donnina!" disse la nonna.
La mamma invece non disse nulla, tranne un "Mah!".
Agnese ebbe paura di questo "mah", cosa voleva dire? Cosa avrebbe dovuto fare? Sentiva una minaccia incombente e temeva una sgridata della mamma, ma per cosa? Se stava sforzandosi tantissimo di assomigliare alla più brava della classe!
Arrivò a scuola tutta scombussolata, e quel giorno sbagliò il compito di matematica.
La maestra vide Agnese pallida e tesa, le chiese se si sentiva bene. Agnese sorrise educatamente.
Al mezzogiorno la venne a prendere la nonna, e la maestra le riferì della mattinata strana. "Forse ha un virus".  La nonna quel pomeriggio portò subito Agnese dal dottore il quale, non trovando nulla, le prescrisse delle semplici vitamine.
Agnese era sempre più scontenta, ma pensava ancora che la soluzione fosse diventare come la più brava della classe.
Un sabato la mamma passò davanti al cortile della scuola durante l'intervallo, e vide Agnese che giocava coi compagni: stava per chiamarla quando vide sul suo volto, dopo un bel salto in lungo, quel sorrisetto tra il noncurante e lo stupito, così diverso da un sorriso aperto e sereno.
A casa la madre chiese ad Agnese: "Che c'è, bimba mia?". Agnese disse "nulla" e scappò nella sua stanza. La mamma disse: "Forse sei in apprensione per la festa del tuo compleanno? Devi preparare gli inviti…". Il papà, che aveva sentito, disse: "Ah, inviti anche la più brava della classe?".
Agnese si sentì inchiodata al muro, perché non sapeva cosa rispondere, avrebbe voluto dire NO.
Allora la mamma, che aveva visto abbastanza, la prese per le mani e guardandola negli occhi disse: "Agnese, perché vuoi essere come un'altra bambina? Io voglio bene a te, e non potrei volere questo bene a nessun'altra! Mi dici a chi voglio bene, se tu non sei più tu?".
Agnese si mise a piangere: "Io non lo so, ho paura che non vado bene, lei invece è così brava... voglio essere come lei, e poi ci riesco anche, ogni tanto!".
"Agnese, sii te stessa! Non voglio assolutamente che assomigli a nessun'altra, se non… alla tua mamma!" e la mamma le diede un bacione sul naso, che avevano entrambe all'insù.


martedì 21 maggio 2013

Il figlio del re

Le Fiabe col Guscio sono comparse anche nel libro della Bonaccorso editore, L'EMOZIONE DEL DIRITTO:

http://www.bonaccorsoeditore.it/strumenti-2007.html

IL FIGLIO DEL RE è la mia preferita, l'ho inventata per un bambino con gli occhiali, che veniva al centro estivo di Bruzzano, tanti anni fa....




illustrazione di Leila Mariani

sabato 18 maggio 2013

tanti aiuti per esser sicuri: la bambina al mercato

La bambina al mercato

Questa è una delle più "antiche" Fiabe col Guscio, nata nel lontano 1995 (circa). 
Dovete sapere - non l'ho mai detto prima - che l'avevo inventata con mia nipote Lara, che allora aveva poco più di sei anni... oggi che l'Associazione in sua memoria partecipa alla Notte Verde di Forlì, presentando il nuovo concorso fotografico di UNICALARA e le foto delle edizioni precedenti, mi sembra una buona occasione per raccontarla... (CIAO LARA!)


martedì 14 maggio 2013

quanto c'è bisogno di stare vicino alla mamma?

E per la festa della mamma... LE MAMMOLE!

Ieri la Compagnia dell'Angelo ha rappresentato questa fiaba all'Istituto Scientifico La Nostra Famiglia di Bosisio Parini: grazie a Chiara, Stella, e a tutti i bambini ricoverati che hanno giocadanzato assieme a noi!!!!




ILLUSTRAZIONE DI LEILA MARIANI


giovedì 2 maggio 2013

la parola più importante: la storia di Parolandia

Nel libro SENTIMENTI  A SCUOLA (La Marna Edizioni)  la prima fiaba è quella che è stata più rappresentata in scuole e biblioteche (vi dice niente Cassina Anna, a Bruzzano? Bellissima!)
Qui vi riporto  l'Inno Nazionale di Parolandia... e se poi volete leggerla tutta, chiedetemi il libro che ve lo invio per posta! elena.rovagnati@teletu.it




Inno nazionale di Parolandia

 A- come aereoplano,
B- come battimano,
C- come colibrì, D- come delfino, E- come elefante

F- come la farfalla,
G- quando stai a galla,
Acca - quante cose H-o, I-ndovina un po', L- di leccalecca

M- come mamma mia,
N- come nostalgia.
O-ra che c'è il papà, Q-uanta gioia dà, R- come regalo

S- come serenata,
T- la telefonata,
U- quanta U-va c'è, V-ieni qui con me, Z-itto che si mangia!

martedì 30 aprile 2013

quando si è tristi... la storia del pesce Mangiapensierifelici

dal libro SENTIMENTI A SCUOLA (ed. La Marna)

La seconda fiaba del libro è stata costruita per bambini di terza elementare, è la storia del

pesce Mangiapensierifelici


che parla di un bambino diventato improvvisamente muto e ombroso, e di suo papà che ha attraversato i sette mari per riuscire a liberarlo dall'incantesimo ...

I bambini si sentono attraversati dai sentimenti più diversi, talvolta non capiscono da dove questi vengano e quindi neppure come si faccia per liberarsi, soprattutto da quelli un po' fastidiosi! Ne diventano un po' prigionieri. A volte però basta un genitore che non si arrende, che ostinatamente stia lì, a dimostrare anche solo con la sua semplice presenza che il suo amore è più forte del pesce Mangiapensierifelici.


lunedì 29 aprile 2013

storia dei fratelli Noncelafaccio e Cheschifezza

Su "Sentimenti a Scuola " (Marna Editore, 2007) sono comparse tre fiabe, una è questa:


-         fiaba dei fratelli Noncelafaccio e Cheschifezza-

se volete leggerla chiedetemi il libro che ve lo invio per posta! elena.rovagnati@teletu.it