domenica 29 settembre 2013
sabato 6 luglio 2013
piccoli dispiaceri passano... col papà!
Questa storia è nata per un bambino che se la prendeva per le cose che non andavano come voleva lui (come tutti noi del resto!): ma questi dispiaceri piccoli e grandi, come accade che poi passano?
GELSOMINO E
IL PALLONCINO ROSSO
Gelsomino
era un bimbo piccolo piccolo, anche quando i grandi avevano cominciato a dirgli
«Ma come sei diventato grande!», lui
continuava a sentirsi piccolo, e non gli tornavano i conti.
A Gelsomino piaceva andare ai giardini dopo il
sonnellino, adesso che stava iniziando l’estate: ci andava con il nonno, con la
mamma, con la zia, e il mercoledì pomeriggio ci andava col papà, che aveva in
quel giorno un po' di riposo.
Nei giardini c'era sempre qualcosa da guardare
di interessante: i bambini più grandi in bicicletta, le anatre che nuotavano
sul laghetto, i cagnolini che fermavano i loro padroni ad ogni albero, e poi la
giostra colorata.
Un giorno ai giardini c'era un signore con un
grappolone di uvona colorata che stava in alto, all'incontrario. «Guarda
l'omino dei palloncini!» disse il nonno. Allora...
i palloncini sono quelle cose uve colorate in alto che dondolano... pensava
Gelsomino, a cui piaceva spiegarsi il perché ed il percome delle cose.
«Che palloncino diamo, a quest'ometto? »
chiese il signore dei palloncini, e Gelsomino pensò che davvero c'era qualcosa
che non quadrava, se quello lì così grosso e con la voce grossa era un omino ( lo aveva detto il nonno!), mentre
lui era un ometto. In ogni caso, a
Gelsomino piaceva il palloncino rosso. E così il nonno glielo comprò.
Che
bello, il palloncino! Guarda come va verso il cielo! E guarda, si vede quasi la
nuvoletta attraverso! E come si illumina quando passa davanti al sole! E il
sole, riesco a guardare il sole senza che mi brucino gli occhi, col palloncino
di mezzo...
Gelsomino era molto felice, agitava il filo
del palloncino ma non troppo, lo voleva vicino... l'unico inconveniente è che
non riusciva molto a guardare sempre il
palloncino e contemporaneamente a camminare senza inciampare, anche se
andava lento e si concentrava: un occhio qua, un occhio là...
Sta di fatto che ad un certo punto, una radice
sbuca dai sassolini e non c'è niente da fare: Gelsomino casca giù come una peracotta.
Per non farsi troppo male, Gelsomino riesce a mettere le manine avanti, così
cade ma non si pesta la faccia. Però...
Però così
facendo deve aprire le mani... Oh nooo!
Il palloncino rosso è scappato via!!!
Il nonno è
preoccupato che Gelsomino non si sia fatto male, ma lui strilla disperato per
il palloncino: E' andato via! E' andato
via!!!
Forse è ancora dietro quell'albero! Oh se il
nonno lo rincorresse, facesse un salto come superman...!
Il nonno
continua a chiedergli se si è fatto male: finiscila
di chiedermelo! Pensa Gelsomino tra i singhiozzi, se tu fossi più agile, riusciresti a prendermi il mio palloncino...
dov'è ora?
Il
palloncino si allontana verso il sole nel mezzo del cielo azzurro, la gente si
ferma a guardare, alza la testa per seguirlo nel suo viaggio.
Cattivi! Perché guardate imbambolati il mio
palloncino?! Fate qualcosa!!!
Ma la gente
non fa nulla. Anzi, una signora gli viene a dire «povero caro, hai perso il
palloncino?» Sì, tardona! Vorrebbe dirle Gelsomino, ma siccome nel pianto non riesce a parlare le sputa in
un occhio, e lei se ne va via scandalizzata.
«Ah ma è
per il palloncino?» dice il nonno; certo
che la mamma ha ragione, quando dice che il nonno è tanto buonino ma anche un
po' rintronato!
«Ma se è
per questo te ne compro un altro! »
Non ne
voglio un altro, voglio QUELLOOO!
Si dispera
Gelsomino, riattaccando a strillare con la nota più acuta che riesce a fare.
Arriva la
zia, che capisce al volo la situazione: « Sì cocco vieni qua, vieni dalla zia,
su, dai, che con le coccole poi il pianto ti passa...» La zia evidentemente è
molto tenera, ma Gelsomino non cessa di strillare: Che me ne faccio delle tue coccole, zitellona! Voglio il palloncino,
non voglio smettere di piangere!!
La zia,
delusa, ma mascherando bene lo smacco, si difende davanti ad una sua amica: « Sai
è un po' di giorni che è nervoso, probabilmente anche in casa (abbassa la voce)
c'è qualche tensione... »
Ecco va bene, già che ci sono piango anche per
quello: Uèèèèè!!! Insiste Gelsomino.
L'amica si
premura di dire qualcosa: «Ma Gelsomino caro, i palloncini non sono così
importanti da piangerci su così tanto! E poi... tutti i palloncini fanno questa
fine: o scoppiano, o volano via! »
NON L'AVESSE MAI DETTO!! Gelsomino fa un urlo,
ma un urlo così disperatamente urlato, che lo sente persino la mamma da casa,
la quale si precipita ai gardini (vicini ma neanche tanto!) e un po'
preoccupata, un po' arrabbiata, un po' che le dà fastidio la gente che sta lì a
guardare, gli dà due scappellotti: «Finiscila di piangere per niente! Smettila
o ti do una ragione per farlo! E adesso a casa! »
Gelsomino
tace quando la mamma fa così, perché la mamma è una che mantiene le promesse, però
non è giusto, mugugna tra sé Gelsomino,
io volevo il palloncino rosso, quello che mi è scappato via, il mio palloncino,
l'unico che voglio!
Quando lo vuole lei io non glielo dò, ecco!!
Il papà a
casa vede che c'è qualcosa che non va: Gelsomino ha lo sguardo imbronciato...
«Cosa c'è? »
chiede il papà. Ma Gelsomino non ha voglia di parlare, tanto è inutile...
Il papà
però non molla: «cosa c'è, Gelsomino? » lo prende per le mani e lo guarda negli
occhi.
A Gelsomino
viene tanta, tanta voglia di piangere, di dire al papà il mio palloncino è volato via e nessuno me lo ha reso... ma non
riesce a dire niente, ha un groppo in gola, e poi non vuole piangere ancora,
anche se ne avrebbe tanta voglia, e allora gira lo sguardo da un lato.
Però spera,
spera (e anche noi siamo qui tutti a sperare!) che il papà dica qualcosa,
faccia qualcosa che risolva la situazione.
«Bella
roba! » dice il papà.
Come?
Dice "Bella roba" ?
E basta???
Diciamocelo, siamo un po' delusi...
Ma il papà,
che della nostra delusione non sa che farsene, si siede di fianco a Gelsomino,
e intanto che la mamma è di là in cucina a preparare la cena, prende in mano la
chitarra.
Sblem,
sblem... inizia a cantare le canzoni che, a loro due, piace cantare insieme.
Gelsomino
guarda la mano del papà, quella che cambia gli accordi... papà posso suonare io col plettro? E così suonano insieme per un
po'.
E il cuore
di Gelsomino diventa più leggero, come un palloncino rosso che sale nel
cielo... ora che ci pensa, non gli viene più tanto da piangere, e si chiede
come mai.
«A
tavolaaa! » chiama la mamma.
Mentre
vanno in cucina il papà gli arruffa i capelli e Gelsomino sorride.
«ah ti è
passata eh? » dice la mamma. «Oggi non
la finiva più di piangere per il palloncino! ».
«E dov'è
ora il palloncino? » chiede il papà.
A Gelsomino
viene una stretta al cuore, e con un gesto della mano indica: su...
Il papà lo
abbraccia.
Si siedono
a tavola: buono! C'è il puré!!
Gelsomino
pensa chissà se domani ai giardini c'è
ancora l'omone dei palloncini...
«Buon
appetito! ». ©
giovedì 27 giugno 2013
SULL'AIUTO E SUL CHIEDERLO O MENO... storia di scoiattoli
In questa fiaba (di prossima pubblicazione) non si parla della relazione tra genitore e figlio, ho invece un po' "esplorato" quella fraterna... quindi per chi desidera mettere in luce la risorsa dell'essere ed avere fratelli, questo è un buono spunto!
lunedì 24 giugno 2013
FACCIO DA SOLO O CHIEDO AIUTO?
Questa fiaba è la prosecuzione delle avventure di Noncelafaccio e Cheschifezza (che è stata pubblicata nel libro Sentimenti a Scuola, la Marna Edizioni link): perchè le avventure non finiscono mai, giusto?
La nuova avventura di Coraggioso e Fiduciosa
Il capo del
villaggio aveva riconosciuto Coraggioso e Fiduciosa come veramente valorosi e
allora diede loro un nuovo compito: dovevano cercare di calmare le acque del
fiume del villaggio, perché erano così turbolente che minacciavano la stabilità
del ponte.
Erano infatti
già cadute alcune assi, per cui gli abitanti del villaggio dovevano camminare
cautamente, aggrappandosi ad una corda per attraversarlo.
Coraggioso
e Fiduciosa erano andati sulla riva del fiume, si erano messi la tuta da sub e
avevano chiesto alla bussola di portarli nel punto dove nasceva tutta quella
agitazione.
Avevano
chiuso gli occhi ed erano arrivati in fondo al fiume, dove videro un
pesce-gatto grossissimo, imprigionato in alcune alghe intrecciate molto
strette.
Il pesce
gatto si agitava arrabbiatissimo, e lanciava dei fulmini con gli occhi.
Coraggioso
e Fiduciosa si spaventarono un poco, non avevano con sé nulla per affrontare la
situazione, per cui chiesero alla bussola di tornare indietro.
Arrivati a
casa, dissero al papà e alla mamma: «Abbiamo capito cosa c'è che fa agitare
tutte le acque nel fiume sotto il ponte: c'è un grossissimo pesce-gatto che si
agita in continuazione dentro a delle alghe intrecciate».
I genitori
risposero: «Se è così, dev'essere il pesce-gatto gigante che abita da
tantissimi anni il fiume. Non è un pesce cattivo, ma può essere arrabbiato
perché sta cercando di liberarsi dalle alghe che lo hanno imprigionato. Per
liberarlo, avreste bisogno di.... ».
Ma il
fratello più piccolo dei due, che era soprannominato Facciodasolo, avendo
ascoltato queste cose, non rimase più ad ascoltare e decise di andare lui a
liberare il pescegatto gigante: "Facciodasolo, io, non ho bisogno di
niente e di nessuno".
Si mise la
tuta da sub e si tuffò nel fiume: arrivò ben presto nel punto dove c'era il
pescegatto perché sapeva nuotare benissimo, ma poi il pescegatto, quando lo
vide, si agitò ancora di più, arrabbiatissimo, e creò un vortice d'acqua che
buttò Facciodasolo quasi in riva al fiume.
Facciodasolo
provò un'altra volta, ma l'effetto fu uguale.
La terza
volta il pescegatto gli diede un colpo di coda che lo lanciò direttamente a
riva, privo di sensi. «Facciodasolo! » gridarono i due fratelli, che stavano
arrivando lì.
«Cosa ti è
saltato in mente di fare questa cosa da solo! Il pesce gatto non è cattivo, ma
è arrabbiato perché non riesce a liberarsi, ed ha paura! non si può avvicinarlo
così, il papà e la mamma ci hanno dato una cosa per calmarlo, così che poi
possiamo liberarlo: è una conchiglia magica che produce un suono calmante, se
si soffia dentro».
Facciodasolo
prese questa conchiglia e si tuffò di corsa, ma soffiando dentro una delle sue
estremità, non calmò per nulla il pescegatto, che lo rimandò con una codata in
superficie.
I due fratelli lo stavano guardando severi. «Sappiamo
che non ci sei riuscito. Quando ti deciderai a chiedere aiuto? La conchiglia
magica ha tre beccucci da cui soffiare, per far uscire il suono che calmerà il
pescegatto! Non puoi proprio fare questa cosa da solo! ».
Facciodasolo
abbassò gli occhi, e chiese scusa.
«Facciamo
che salviamo insieme il pescegatto? » propose.
Coraggioso
e Fiduciosa sorrisero, e così tutti e tre si tuffarono insieme e soffiarono
insieme nella conchiglia magica: finalmente il pescegatto si tranquillizzò e
poterono liberarlo dalle alghe.
Ritornati
in superficie, c'era tutto il villaggio ad aspettarli perché gli abitanti avevano
visto che le acque erano tornate tranquille, e li accolsero con un applauso.
Da allora,
Facciodasolo venne soprannominato Chiedoaiuto. ©
ILLUSTRAZIONE DI LEILA MARIANI
ILLUSTRAZIONE DI LEILA MARIANI
lunedì 17 giugno 2013
Verso il regno di Primavera
Questa storia (di prossima pubblicazione) è stata inventata per una ragazza che cercava, cercava e non trovava... ma a volte, fermarsi porta più in là di una azione senza sosta!
mercoledì 12 giugno 2013
regali
Una volta con un gruppo di genitori del nido di Galbiate è nata una fiaba intitolata "la pietra magica" (di prossima pubblicazione) : era importante trovare assieme a loro un modo per dire ai loro figli che l'amore dei genitori non cambia, anche se nasce un fratellino!
Spesso vengono da me dei genitori che mi raccontano queste cose: stanno aspettando il secondo figlio, oppure è nato da poco, ed il primo entra in una fase "difficile"... cosa succede? Magari questo bimbo riprende vecchie abitudini, oppure fa dei capricci spropositati, se non addirittura dei veri e propri attacchi aggressivi verso il nuovo arrivato. I genitori sono molto dispiaciuti, non sanno cosa fare: ma la domanda a cui arriviamo immancabilmente, dopo qualche riflessione, è "come rassicurare questo bimbo che l'amore dei genitori è ancora tutto a sua disposizione"?
Capiamo allora assieme come trovare dei momenti di esclusività, (magari quando il fratellino più piccolo dorme o è assieme all'altro genitore, o coi nonni, ad esempio), per creare riti che rassicurino e fare cose che lo facciano sentire visto, ascoltato, amato.
La fiaba inventata è una di queste "cose"!
Elena
Spesso vengono da me dei genitori che mi raccontano queste cose: stanno aspettando il secondo figlio, oppure è nato da poco, ed il primo entra in una fase "difficile"... cosa succede? Magari questo bimbo riprende vecchie abitudini, oppure fa dei capricci spropositati, se non addirittura dei veri e propri attacchi aggressivi verso il nuovo arrivato. I genitori sono molto dispiaciuti, non sanno cosa fare: ma la domanda a cui arriviamo immancabilmente, dopo qualche riflessione, è "come rassicurare questo bimbo che l'amore dei genitori è ancora tutto a sua disposizione"?
Capiamo allora assieme come trovare dei momenti di esclusività, (magari quando il fratellino più piccolo dorme o è assieme all'altro genitore, o coi nonni, ad esempio), per creare riti che rassicurino e fare cose che lo facciano sentire visto, ascoltato, amato.
La fiaba inventata è una di queste "cose"!
Elena
martedì 11 giugno 2013
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