Recentemente ho iniziato a proporre il mio lavoro di sostegno alla relazione madre-figlia anche nella fascia adolescenziale.
Con grande cautela e circospezione, perché intanto di adolescenti ne ho già abbastanza in casa (e dei relativi sorci verdi che mi fan vedere ad ogni piè sospinto); eppoi perché si sa che in genere le adolescenti non vogliono farsi tanto abbracciare dalla mamma. Eh ma questo è il metodo Volpiano, quindi stiamo a vedere cosa succede, a proporlo.
Così arriva Asia 17 anni e la sua mamma, e l'abbraccio è uno scoglio: alla mia richiesta di potersi abbracciare tra loro due, Asia fa la recalcitrante, si alza di malavoglia, il contatto con la mamma è posticcio, giustapposto, condito di sbuffi e smorfie. Chiedo loro pazienza, e poi Asia depositerà le sensazioni provate nell'abbraccio sulla sagoma che la mamma le ha disegnato su un grande foglio, tratteggiandole i suoi contorni. Il contorno del corpo di Asia, delineato dalla mamma con un pennarello, diventa il contenitore delle emozioni rese visibili dai colori e tratti che Asia sceglierà via via di lasciare sul foglio.
Dopo qualche assestamento, il procedimento diventa chiaro: si inizia con l' abbraccio, la mamma esce, Asia dà forma sulla sua sagoma a tracce di emozioni e sensazioni che l'abbraccio ha messo in evidenza, e intanto ne parla.
Questo modo di procedere forse in partenza un po' artificioso ci permette però di parlare di stati d'animo reali, con autenticità: Asia non si nasconde a lungo dietro un chiacchiericcio vuoto che apre l'inizio di ogni colloquio, perché lì, sulla sagoma, si vede davvero la rabbia, la vergogna, la tristezza... e ogni volta Asia riesce a cogliere il collegamento tra quello che l'abbraccio le permette di sentire, di contattare, e gli episodi che nella sua giornata l'hanno fatta sentire in quel modo... insomma, come se nel corpo si fossero depositate le valenze emotive delle esperienze, l'abbraccio è a tutti gli effetti un riattivatore di ricordi più o meno vicini e di emozioni ad essi collegati, e ci ragioniamo assieme in modo semplice ma profondo.
Via via che gli incontri proseguono, noto che Asia si lascia andare un po' di più in quell'abbraccio, si appoggia, si abbandona, ed emerge in effetti che lei ci tiene proprio a sentirsi figlia, a trovare uno spazio di esclusività con la mamma nonostante gli altri 4 fratelli lo rendano un po' faticoso!
L'abbraccio è il luogo dove io ho imparato, sin dal mio inizio, a sentire le mie emozioni contenute e quindi significate e superate: e questo vale anche ora, in fin dei conti, anche a diciassette anni, anche se non voglio parlare alla mamma del ragazzo che non mi guarda, delle amicizie che mi deludono, ma anche di quanto a volte io mi senta timorosa e inadeguata e ancora di quanto mi spiaccia per le ingiustizie che vedo in famiglia... l'abbraccio della mamma mi aiuta ad incontrare me stessa e a rendermi incontrabile .
Asia infatti è contenta del suo lavoro, soprattutto la volta che riesce a depositare il segno che rappresenta l'affetto e la commozione... e anche se inizialmente non lo vuole mostrare alla mamma ne parla con orgoglio, perché ha capito le emozioni che a volte dentro di sé diventano troppo intense, o troppo confuse, e lì coi pennarelli e i gessetti e i pastelli a cera prova a districarle, distinguerle, collocarle nelle varie parti del corpo: e così si conosce un po' di più, si riappropria un po' di più di sé, grazie a questo "stratagemma" dell'abbraccio della mamma.
La quale rimane un po' confusa a sua volta, del fatto che la figlia diventi più consapevole di quello che la muove e riesca a parlarne senza fare le solite scenate... piccole donne crescono. Intanto hanno consolidato il rito della colazione al bar loro due assieme, una volta la settimana.
Che strano, pensa Asia, che per sapere meglio chi sono debba ancora avere bisogno dell'abbraccio della mamma. Eppure la mamma è ancora una base sicura, anche in adolescenza, intanto che si va sempre più lontano e si ritorna sempre più di rado... per trovare conferma, conforto, risposte, sguardi che mi riconoscono e che mi dicono la verità di me. Anche quando non lo vorrei sapere. Anche quando vorrei sentirmi dire cose diverse e invece la mamma è uno specchio talvolta impietoso sui miei limiti, sulle cose che non so ancora governare di me, su quelle che devo ancora lavorarci su.
Gli incontri non sono stati molti, ma stare nell'abbraccio ha permesso ad Asia di ricontattare le emozioni principali nel suo corpo, e quindi di saperne un po' di più.
Ora ha un ragazzo, ed al momento le basta sentire questa emozione.
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