Le vacanze sono finite: lo si capisce dal fatto che il tempo ora passa molto veloce, la data del primo giorno di scuola si avvicina ad una velocità spaventosa, e poi c'è un accavallarsi di compiti-non-fatti, quaderni-pennarelli-gomme da comprare...
"Sei contenta?" - le chiede il cartolaio.
"Si..." - bisbiglia Sara, ma ha un sorriso poco convinto. Certo, rivedrà le amiche, e poi le maestre sono molto simpatiche... Sara fa un sospiro. Sa di essere grande, ormai.
"Dai, non ti peserà così tanto" - dice la mamma. E così arriva il primo giorno di scuola. Tutti che salutano, le amiche che le corrono incontro, ci si deve raccontare un sacco di cose...
"Come inizio non c'è male" - pensa Sara. Bastano pochi giorni perché Sara diventi un po' musona e la mamma se ne accorge: "Che c'è Sara ?"
"Niente" - risponde lei, e se ne va nella sua cameretta. Il giorno dopo la maestra dice alla mamma: "Credo che abbia bisticciato con le amiche per via di alcune biglie..."
Sara in classe è un po' distratta, fa fatica a mettersi in fila con gli altri, la maestra la deve richiamare più volte perché chiacchiera.
Un giorno dice a Carlo, un bambino down vicino di banco: "Non ti do la mano e non sono più tua amica". Carlo reagisce graffiandola: la maestra cerca di mettere le cose a posto ma poi si accorge che Sara sta parlando male di questo bambino ad altri compagni. La maestra allora sbotta: "Ma come, allora non sei stata sincera quando avete fatto la pace! Questa è proprio cattiveria!". Sara si mette a piangere. "Non piangere, ora: ne parliamo con la mamma quando ti viene a prendere".
Sara ha un po' di paura, però, dal tono di voce della maestra sembra che non si tratti di una sgridata... e finalmente arrivano le quattro. La mamma ascolta la maestra, poi chiede a Sara: "Su, dimmi cosa ti pesa: è dall'inizio della scuola che sei diventata un po' triste, scontenta. Puoi parlarmene!". Sara si vergogna, ma sottovoce dice:
"Ho paura che gli altri bambini non vogliano essere miei amici..."
"Ma perché no?" - ribatte la mamma -. "Basta che sei te stessa, serena, aperta!"
"Si, ma loro... ma io..."
La mamma ha la sensazione che non sia questo il problema e dice a Sara: "Su coraggio! Lo sai che ti voglio bene, che non sei una bambina cattiva!"
"Oh si che sono una bambina cattiva!" - scoppia a piangere Sara -. "E poi sono già grande, me lo dici sempre, e invece quando sono a scuola mi manchi tanto e la mattina non ti vedo nemmeno perché tu vai al nuovo lavoro presto, mentre io dormo ancora..."
"Ho capito - dice la mamma - allora adesso facciamo un accordo e lo diciamo anche alla maestra: insieme alla merendina che ti lascio sul tavolo ti scriverò un bigliettino tutti i giorni che non riusciamo a vederci prima della scuola, va bene? Sarà il tuo bigliettino-merenda!"
A Sara questa idea piace molto, ed è anche rincuorata da una frase della maestra: "Non vergognarti se qualche volta ti manca la mamma: è perché le vuoi bene".
Il giorno dopo, la prima cosa che Sara fa quando vede la maestra, è sventolare allegramente un bigliettino bianco, piegato, con un cuoricino disegnato sul davanti! Si siede al suo banco, lo apre... ed un bel sorriso le illumina il volto.
L'inizio della scuola è un evento che richiede un ADATTAMENTO EMOTIVO, quindi impegno, energie ed un po' di fatica. Anche se non è proprio il primo giorno di scuola in assoluto, come in prima elementare, anche se si ha già l'esperienza (chi va in seconda, in terza... e così via), il compito rimane: entrare nel ritmo, così diverso da quello estivo. E' normale.
Questo episodio, realmente accaduto (ho sintetizzato gli eventi di un mese) mette in luce come talvolta i bambini vivano questa normale difficoltà come ingiustificata per la loro età. Sara non trovava normale la fatica che provava, visto che era già grande.
Ma il problema, ancora più a monte, di Sara, è il sentire la mancanza della mamma. Anche questa cosa la giudica non appropriata per la sua età, se ne vergogna. Non permettendosi di esprimere questa sua fatica, senso di mancanza e una richiesta di aiuto, Sara finisce dunque per avere comportamenti scontrosi, rabbiosetti. Col tempo, la bambina arriva a dubitare di essere davvero così: scontrosa e rabbiosetta. Cattiva, addirittura. Per cui teme di non essere degna della amicizia altrui.
La situazione di Sara è particolare perché l'inizio della scuola coincide con il nuovo lavoro della mamma e le circostanze impediscono loro un momento in cui cominciare la giornata insieme: però ci possono essere diversi motivi per cui un bambino sente in modo più intenso, in certi momenti, il bisogno di una rassicurazione. La mancanza della mamma è in effetti riconducibile a questo bisogno/richiesta più generale: è il bisogno di essere rassicurata che ce la fa, che davvero ha a disposizione le risorse per affrontare, pur con fatica, la realtà di ogni giorno. La mamma di Sara, scrivendo il bigliettino, aiuta la figlia a superare un momento in cui, per la bambina, è più difficile rendersi conto che è sostenuta da questo amore che le dà energia e fiducia sufficienti per l'impegno quotidiano.
Può darsi che i vostri figli, se leggerete loro il racconto, vi chiedano cosa ci possa essere scritto su quel biglietto. Qui è l'occasione perché la storia diventi su misura, dunque lascio la risposta alla fantasia e all'amore di voi genitori.